Ricette con ChatGPT: vincerà la mediocrità

Ho usato la ChatGPT per scrivere ricette tradizionali e il risultato fa riflettere: il destino è la mediocrità, perché chiunque potrebbe diventare foodblogger senza averne le capacità.

Ricette con ChatGPT: vincerà la mediocrità

Da quando OpenAI ha sfornato il nuovo giocattolo, il mondo è impazzito. E, io (anche se qui a Dissapore non sono la sola), ho iniziato a pormi domande ben precise: se mi mettessi a scrivere ricette con ChatGPT come uscirebbero? Sarebbero all’altezza di quelle pubblicate da chef o pasticceri? Si discosterebbero da quelle scritte da amatoriali? Ho provato a prendere come riferimento 3 classici della tradizione italiana, tirando poi le somme in un giudizio lapidario eppur oggettivo: vincerà la mediocrità, perlomeno nell’universo del foodblogging, dove da ora chiunque potrà mettersi a pubblicare siti di ricette ed essere credibile.

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Vincerà la mediocrità perché se ChatGPT mi ha dimostrato da una parte di non essere sempre in grado di sostituire (per ora) la preparazione tecnica di un professionista, dall’altra mi ha anche dimostrato di essere ben superiore a qualunque ricetta scritta dai foodblogger. Anticipo e stronco immediatamente la “corsa ai ripari” di chi ha la coda di paglia o ha paura di questo destino: no, ChatGPT non produce testi freddi e piatti, argomenta invece con aggettivi e testi calorosi, empatici e precisi. Ed è un problema, dato che temo che potrebbe in molti casi alimentare il meccanismo dell’immagine superiore alla sostanza in un mondo in cui fotografare i piatti è fattore tendenzialmente più importante del saper scrivere bene una ricetta.

Il tiramisù

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Sono molti anni che si scrive di tiramisù e le regole – più o meno – le conosciamo tutti quanti al netto delle lotte intestine sull’origine e l’uso degli ingredienti base. Ricordiamoci che, a differenza della pizza napoletana ad esempio, per questo dolce tradizionali non esiste un codice genetico preciso e può dunque essere chiamato tale anche se lo coloriamo di varianti personali. Punto tuttavia sul “classico” a base di uova, mascarpone, savoiardi, caffè e cacao.

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Ho posto a ChatGPT la seguente query: “Scrivimi la ricetta dettagliata del tiramisù” e lei mi ha fornito una ricetta ben fatta, tuttavia senza suggerirmi né la pastorizzazione né il peso preciso delle uova (cosa che, ad esempio, Iginio Massari o altri includono sempre nelle ricette). Ho quindi aggiunto “vorrei includere la pastorizzazione delle uova nel procedimento“, ed ecco il risultato con tanto di gradi centigradi, preciso e spiegato chiaramente, degno di qualsiasi sito web di cucina o pagina di foodblogger:

Assolutamente, ecco la versione della ricetta del tiramisù che include la pastorizzazione delle uova
Ingredienti

  • 6 uova
  • 500 g di mascarpone
  • 150 g di zucchero
  • 400 g di savoiardi
  • 300 ml di caffè ristretto
  • 3 cucchiai di liquore all’amaretto (opzionale)
  • cacao in polvere q.b.

Procedimento

    1. Metti le uova intere in una ciotola di vetro o acciaio inossidabile e aggiungi lo zucchero.
    2. Scalda una pentola di acqua sul fuoco fino a quando non arriva a una temperatura di circa 70°C (usando un termometro da cucina per misurare la temperatura).
    3. Togli la pentola dal fuoco e posiziona la ciotola con le uova e lo zucchero sopra la pentola, in modo che la base della ciotola non tocchi l’acqua.
    4. Usa una frusta elettrica o manuale per mescolare le uova e lo zucchero per circa 5-7 minuti, fino a quando la miscela diventa spumosa e si riscalda a circa 65-68°C.
    5. Togli la ciotola dal pentolino e continua a mescolare per altri 2-3 minuti, finché la miscela si raffredda.
    6. Aggiungi il mascarpone alla miscela di uova e zucchero e mescola bene.
    7. Aggiungi il liquore all’amaretto al caffè (se lo usi).
    8. Inzuppa i savoiardi nel caffè (o nel caffè con liquore) per qualche secondo, finché non saranno morbidi ma non troppo bagnati.
    9. Fodera il fondo di una pirofila con uno strato di savoiardi inzuppati nel caffè.
    10. Aggiungi uno strato di crema al mascarpone sopra i savoiardi.
    11. Continua a alternare gli strati di savoiardi e crema al mascarpone fino a quando non hai usato tutti gli ingredienti, assicurandoti di terminare con uno strato di crema al mascarpone.
    12. Copri la pirofila con la pellicola trasparente e metti in frigorifero per almeno 4 ore (o meglio ancora per una notte intera) affinché il tiramisù si solidifichi.
    13. Prima di servire, spolverizza il tiramisù con cacao in polvere.
      Il tuo delizioso tiramisù con le uova pastorizzate è pronto per essere gustato!

Si badi bene che non ho scritto che questa ricetta di ChatGPT sia MIGLIORE di TUTTE le ricette amatoriali scritte sul web: ho scritto che è superiore a molte e al contempo degna di credibilità, e ritengo che la cosa sia innegabile.

Risotto alla milanese: c’è del dubbio

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Ho scelto apposta il risotto alla milanese per cercare di battere ChatGPT e ci sono riuscita. In teoria c’è una differenza tra il semplice risotto allo zafferano (chiamato anche “alla milanese”) e il risotto alla milanese che prevede lo zafferano, niente vino, e midollo. Chiedendone la ricetta a ChatGPT ho messo in luce ancora una volta che una ricetta scritta da lei sia molto credibile e ben fatta, ma che – almeno in questo caso – la storia dietro un piatto molto tradizionale rimane nebulosa per l’Intelligenza Artificiale. E non è tutta colpa sua: visto che lei attinge da ciò che l’umanità ha scritto sul risotto alla milanese, se ne deduce semmai che il nostro concetto di ricetta di risotto alla milanese è errato o mutato. Tant’è che cercando su Giallozafferano “risotto alla milanese”, il primo risultato è la ricetta del risotto allo zafferano.

Mi sono fatta venire dubbi e ho chiesto allo storico gastronomico Luca Cesari, che mi ha confermato un concetto semplicissimo: “i tempi cambiano e dagli anni 60-70 a definire il risotto alla milanese non è più la presenza del midollo; il risotto alla milanese è un risotto allo zafferano, ma non tutti i risotti allo zafferano sono risotti alla milanese“. Dunque: siamo noi ad essere cambiati, non è la ChatGPT ad aver commesso un errore o io ad averla battuta.

La colomba pasquale: Iginio Massari vs ChatGPT

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Finora ho interrogato ChatGPT su una ricetta tradizionale e su una ricetta storica un po’ controversa. Ho scelto la colomba pasquale di Iginio Massari come ultimo esempio, a rappresentare la “sfida” tra l’AI e le ricette scritte invece da chef e pasticceri. L’ho scelta perché molto complicata (come d’altronde ci si aspetta da un pasticcere del suo calibro), e disponibile sul suo sito web. Ecco il confronto.

colomba-pasquale-lievito-madre

Le differenze sono abissali. La ricetta di Iginio Massari insegna molto e brilla la sua conoscenza della materia, tuttavia apporta tecnicismi evidentemente non rivolti al mondo amatoriale, tra percentuali di umidità, celle di lievitazione e quant’altro: è chiaro che il suo intento non fosse certo quello di divulgare una ricetta che tutti potessimo replicare a casa alla domenica. Lo dimostra anche il fatto che la ricetta risulta incompleta, mancano ad esempio le temperature di cottura. Quindi, perché pubblicarla? Boh. La ricetta proposta da ChatGPT è certamente meno tecnica e dimostra che non è in grado di sostituire la preparazione professionale (in questo caso), è però replicabile da chiunque e accessibile a chiunque sia anche solo un minimo appassionato in materia.

Ed è un 3 a zero per la ChatGPT. Spero davvero che gli algoritmi che in teoria stanno progettando per stanare i contenuti creati con questo strumento arrivino in fretta e arrivino anche qui nel mondo delle ricette su web. Altrimenti, la mediocrità avanzerà inesorabile come il Nulla de La Storia infinita. Ma, questo, è solamente il mio parere.