Se critichi sei un un fanatico. O della bistecca alla fiorentina di Marco Stabile

Ricordate le mie riflessioni a voce alta sull’esibizione di Marco Stabile, lo chef del ristorante Ora d’Aria di Firenze? Scrivevo, dei cuochi che prendono applausi negli show cooking (oggi si chiamano così), e che allo stesso modo dovrebbero accettare le critiche di qualche gastrorisoluto come me, quando è il caso. Io volevo solo capire idea che sta alla base di una bistecca eletta dallo stesso Marco Stabile “la migliore di Firenze”. Okay, mi sono mosso col tatto di un elefante — chiamatemi aggressivo — ma, santo cielo, sarò libero di esprimere dei dubbi o devo uniformarmi per forza al coro degli applausi?

Posso avere un pensiero mio, una spina dorsale?

Marco Stabile, letto il post di Dissapore, è venuto nella mia bacheca di Facebook incollando questi link:

Wikipedia/Fanatismo
Dizionario Hoepli/Fanatismo
Dizionario Corriere/Fanatismo

Non una parola di più, solo questi link. A quel punto ho pensato di decodificare il messaggio (poco)subliminale che mi aveva indirizzto:

Il primo link spiega:

“L’etimologia della parola fanatismo – usata quasi sempre in accezione negativa – porta al latino fanaticum, ispirato da una divinità, invasato da estro divino”.

Il secondo link spiega:

“Accettazione acritica e incondizionata di una fede, spec. religiosa o politica, che conduce alla superstizione e alla totale intolleranza nei confronti delle opinioni diverse: il violento f. di un popolo
| Settarismo, faziosità.”

Il terzo link spiega:

“Adesione incondizionata a una fede o a un’ideologia fino ad annullare completamente la serenità e l’obiettività di giudizio del soggetto: il f. dei terroristi | Entusiasmo esagerato che assume forme di esaltazione e di mania”

Quindi, per lo chef Marco Stabile io sarei, tra le altre cose, fanatico in senso negativo, invasato, superstizioso, intollerante delle opinioni diverse, fazioso, esaltato e maniaco?

Sorvolando sulla reazione stizzita, gli scrivo per chiedere spiegazioni ma mi accorgo di non essere più tra i suoi amici di Facebook. Accidenti.

Come sarebbe? Mi trasmetti dei link offensivi epperò non vuoi discutere della bistecca? Inizia un confronto via mail nel quale, per primo, tendo la mano con l’obiettivo di trovare una via d’uscita. Ma niente. Mi sbilancio in un abbraccio virtuale ma lui è incollerito, dice che la mia non è informazione, anzi dice che “l’informazione è un’altra cosa”.

Sostiene che ho giudicato un’ora e mezza di esibizione usando un minuto e mezzo di video, troppo poco per interpretare cos’ha davvero fatto quel giorno. Aggiunge che se fossi un “vero professore” saprei che l’esperienza è il miglior insegnamento (questa l’ho già sentita…)

Insomma, dice che abbiamo punti di vista e forme di rispetto differenti, non vuole condividere nulla perché “cerco i problemi dove non esistono”.

Niente, porco cane, Marco Stabile non ne vuole sapere di me e rispedisce al mittente ogni tentativo di conciliazione. Per lui non sono stato né onesto né coraggioso. Né tantomeno merito una risposta sul tema della bistecca, a proposito del quale non aggiunge per il momento una virgola.

Non è il caso di continuare a parlarne, mi pare, concedetemi solo un’ultima riflessione: io penso ancora che lo chef Marco Stabile abbia massacrato “quella” specifica bistecca. Ripeto fino alla noia: non giudico la sua carriera ma un episodio particolare che a questo punto vorrei dimenticare (figuriamoci lui). Sono pronto a scusarmi pubblicamente con lui o con chiunque dimostri che ho torto, che le mie valutazioni sono sbagliate. Si cresce, non è in pericolo il mio onore, anzi, può solo migliorare.

Per contro, se Marco Stabile raduna pubblico, si esibisce, riceve applausi, deve avere l’onestà intellettuale di rispondere a una critica usando argomenti tecnici, specifici, non dicendo che sono un fanatico. Se uno si proclama custode della vera bistecca alla Fiorentina, del suo disciplinare, dovrebbe rispondere alle critiche che gli vengono mosse, ecco tutto. Charles Sanders Peirce, uno dei fondatori del pragmatismo, una volta disse una che l’identità di un uomo sta nella coerenza tra ciò che fa e ciò che pensa.

AGGIORNAMENTO: Marco Stabile mi ha risposto su Dissapore.