
C’è chi dice che i ristoranti nei prossimi mesi non potranno prescindere dai mezzi mobili, che anche i più ingessati si stiano organizzando per vendere i loro piatti per strada, che lo street food è presente e futuro.
In una gita estiva inglese nei Cotswolds, un’area di colline fra Stratford-upon-Avon, Bath e Oxford, in Inghilterra, con villaggi in pietra color miele, pecore in ogni dove, vecchi pub, campi di cricket, mi sono imbattuta nella terza edizione del Big Feastival (patrocinato da Taste) organizzato da Jamie Oliver nella fattoria di Alex James, il bassista dei non dimenticati Blur.
Dimenticate l’idea di Taste Milano o Roma, il Big Feastival ha la stessa formula dei fratelli italiani (cibo da mangiare e da comprare, conferenze, chef, assaggi, corsi di cucina, palchi) ma il suo cöté è meravigliosamente pop.
Street food economico, campeggio organizzato, eterogeneità del pubblico e aggiunta di musica con 4 palchi sempre attivi in cui suonano dagli sconosciuti a Fatboy Slim e Jamie Cullum, la fanno diventare la festa più bella di sempre.
Alcune note introduttive, prima di farvi vedere l’idea di street food che hanno in Inghilterra.
1. L’Ape Piaggio non è l’unico mezzo per vendere cibo per strada ed essere fighi. Capisco l’amore per la patria, ma si può provare anche con qualcosa di diverso. Libero spazio alla fantasia e alla funzionalità.
2. L’evento di street food, il Taste alla maniera degli inglesi, non ha sovrastrutture, gastrofighettismi o puzza sotto al naso. Al Big Feastival partecipano milioni di persone di ogni genere: arrivano con la tenda e l’attrezzatura da campeggio, i bambini sotto braccio, le provviste di acqua, le coperte per distendersi sul prato, i carrelli per trasportare materassini gonfiabili.
Se piove, e ovviamente piove, non importa.
3. Parole d’ordine: organic, BBQ, green.
4. La cucina inglese, fuori Londra e fuori dal consueto fish&chips, non è poi così male.
5. Voglio nuotare nei formaggi inglesi, tutti.
6. Camminando per strada, anche in Italia, vorrei incontrare il furgoncino di Fever Tree con la sua selection di Gin Tonic.
7. Al Big Feastival c’erano tracce d’Italia: Riso Gallo, Birra Moretti, Lavazza e Rosso Pomodoro. Tracce di italianità invece nei prodotti a marchio Jamie Oliver che tappezzavano l’intera manifestazione.
8. Spalmarsi sul prato, ascoltare musica e mangiare ottimo cibo è un sogno erotico.
9. Gli inglesi non fotografano ogni angolo d’aria come noi, hanno un rapporto sereno con il cibo, nel senso che lo mangiano anche se non hanno prima scattato dieci foto, persino senza sensi di colpa.
10. Jamie Oliver ha jamieoliverizzato l’Inghilterra intera, tra poco temo toccherà al mondo.
Crispy duck wraps.
Anatra cotta a bassa temperatura avvolta in una sfoglia sottile con aggiunta di verdure fresche e salsa.
Riso Gallo.
Riso pronto con “parmesan” e “safron”, pasta di riso, varietà italiane in promozione (la confezione da 1 Kg a sole 7£). Al popolo britannico non è piaciuto granché.
Corn Roast.
La pannocchia di mais locale arrostita e pennellata di burro, ha sempre il suo perché.
Churros Amigos.
Pastella fritta a forma di bastoncino, spolverata di zucchero e immersa in qualsiasi salsa dolce vi venga in mente, dal cioccolato fuso alla marmellata, chutney, creme, gelato, panna.
The coffee bean co.
40 tipologie di caffè macinate al momento, espresso, americano, caffè filtro e altre infinite varianti.
Box Seventy Seven, The Bloody Mary Bar.
Uno di fianco all’altro, pericolosi e buonissimi. Il primo con cocktail classici (mojito, cosmopolitan, margarita), il secondo da perdersi con una bella lista di Bloody Mary.
Neals Yard Dairy.
Cheddar, Cheshire, Lancashire, Stilton e tanti altri formaggi inglesi che non avevo assaggiato. Soddisfazione massima. Tempo di permanenza molto superiore alla media.
Jamie Oliver e la conquista del mondo.
Shop con prodotti, libri e riviste. Truck con hamburger, bbq, cucina britannica, cucina italiana, e prodotti a marchio Jamie. Imperdibile la pasta tricolore.
Pie Minister.
Mini pie per stomaci forti, un vero classico inglese, il pasticcio di carne e patate o altre varianti in formato ridotto da passeggio.
Rosso Pomodoro.
Pizza da passeggio: spicchi fumanti poggiati sul cartone e anche il disco diventa street food. Stesura della pasta acrobatica e cottura in forno live incantano i presenti.
Paellaria.
La fila più lunga era per il grande classico della cucina spagnola. Di pesce, carne o verdura, la paella è la più amata al Big Feastival. Tutta la mia stima per il cuoco stremato che mescola la grande paella fumante.
Lobster.
Che sia wrap o roll non importa, con o senza patatine, il lobster è buonissimo e il pane cotto sulla piastra o al vapore al momento, di più.
The strawberry stop.
Bambini impazziti per gli spiedini strawberry & cream, adulti felici con il loro cestino di fragole al naturale.
Fever Tree’s ultimate – Gin & Tonic bar.
Fever Tree tonica, ginger ale, ginger beer, abbinati a diversi gin. Una meraviglia per gli appassionati del grande classico Gin Tonic.
Sausage roll’s.
Pasta sfoglia dolce che avvolge un impasto a base di salsiccia e spezie. Cucina britannica rivisitata per lo street food.
Il Big Feastival di Jamie Oliver è tutto quello che lo street food dovrebbe essere: convivialità, qualità, democrazia.
Al prossimo Taste Milano, chiusi dentro al Superstudio Più di via Tortona, nel quartiere milanese del design, forse sarò triste e penserò al wrap di anatra mangiato stesa su un prato di una farm dei Cotswolds, con l’odore lontano di concime, le pecore che passeggiano e la musica in accompagnamento.
[Crediti | Link: Jamie Oliver]
… tutto quello che lo street food dovrebbe essere: convivialità, qualità, democrazia.(quello che eravamo)
Al prossimo Taste Milano, chiusi dentro al Superstudio Più di via Tortona, nel quartiere milanese del design, forse sarò triste e penserò al wrap di anatra mangiato stesa su un prato di una farm dei Cotswolds, con l’odore lontano di concime, le pecore che passeggiano e la musica in accompagnamento.
(quello che siamo diventati)
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Stupenda chiusura che racchiude tutto: quello che eravamo e quello che siamo.
Bel “pezzo”, complimenti.
Per fortuna in Italia ci sono ancora manifestazioni legate al cibo basate sulla convivialità e sulla festa. Semplicemente sono altrove, alla festa del santo patrono o alla sagra di paese. Le manifestazioni in cui si adorano cibi esclusivi (appunto, esclusivi) e cuochi superstar sono montature di marketing e sono tristi e forzate, come appunto tutte le creature del marketing.
una mega sagra di paese, una sagra al cubo… in Italia le abbiamo, mi viene il festival delle sagre di Asti.
E’ logico che devi andare a cercarle fuori Milano, e sarebbe ora di finirla con la storia che le cose o si fanno a Milano o non esistono
Il Taste non ha nulla a che vedere con lo Street Food, è il concetto opposto, quello dei grandi ristoranti stellati. A Milano abbiamo avuto il Food Truck Festival in primavera, quello si che aveva una filosofia simile.
ti riferisci a quello alla fabbrica del vapore?
Sì lo spirito era quello, ma la messa in opera era pessima: non puoi far pagare un hamburger oltre 10 euro in uno street food festival. Non puoi. Altrimenti non è cibo da strada.
Il cibo da strada per definizione è buono e economico.
Tutto il resto è noia.
Solo una curiosità: qual è il nesso tra arancini di porcini e scamorza, e sugo all’arrabbiata?! 😮
Gli inquietanti arancini a 8,75 € se li possono tenere però assalterei volentieri il furgoncino della Fever Tree e quello delle fragole.
Dello “StreetFood on the road” che c’è questo fine settimana a Novegro sapete qualcosa?
E vogliamo parlare di quello di Neal, tappa fissa di ogni mia incursione nella perfida Albione?
Jamie Oliver è davvero mooolto avanti,l’autentico re della cucina pop, con buona pace di Davide Oldani e checchè ne pensi Prisca Sacchetti
“La cucina inglese, fuori Londra e fuori dal consueto fish&chips, non è poi così male.” Ancora con ‘sta cosa che a Londra si mangia male? A Shoreditch c’e’ addirittura un resident street food market (Urban Food Fest), giusto per rimanere in tema.
le cotswold sono fantastiche