Come pesci nella rete: cosa compriamo quando siamo tristi, felici o abbiamo fame

Come pesci nella rete: cosa compriamo quando siamo tristi, felici o abbiamo fame

Le vedi, persone che al supermercato agguantano con fare lascivo, mostrando indifferenza e totale nonchalance. I sensi di colpa in tasca, la goduria negli occhi. Tabù alimentari che si mettono giudiziosi in fila davanti a loro e che fanno cenno di NO con la manina. Le censure che provengono dall’educazione della mamma, da quello che il nutrizionista ci aveva detto tempo fa, da un post letto sulle diete, dalla sensazione che si cela dentro di noi che al primo morso subito ingrasseremo di 2 kg appoggiati lievi sul girovita.

Peccati food da consumare in solitudine appena fuori dal supermercato, in macchina tornando a casa prima di essere scoperti, in un solitario rito cui nessuno sarà ammesso.

Una lista più o meno veritiera dei cibi che compriamo una volta all’anno quando siamo proprio tristi (fine ferie) o forse felici (inizio ferie) o ancora quando avremo fatto lo sbaglio capitale, cioè andare a far la spesa intorno all’ora di cena con i morsi della fame che ci annebbiano lo sguardo e guidano il polso verso lo scaffale. Eccola la mia lista:

1) FONZIES.
Il pacchetto piccolo è una riproduzione in miniatura di Satana. Formaggiose al punto tale che nascondere il peccato sarà impossibile. Peggio di quando da adolescenti si cercava di mascherare la sigaretta fumata sotto casa. A meno che non ci si doti nello stesso supermercato di mentine forti (che dopo i fonzies si sa, ci stanno da dio) e salviettine igienizzanti.
Caratteristica del peccato: “cotti al forno” scritto sulla busta fa da filtro e mi tranquillizza su tutto. Salto info e tabella nutrizionale. Alla fine scuoto il sacchetto dall’alto direttamente in bocca. Se sono in pubblico mi lecco l’indice e recupero dagli angoli del pacchetto le briciole facendole attaccare al dito.

2) NUTELLA.
Varie e quasi infinite le modalità del consumo. Ho visto gente leccarsi le monoporzioni al parcheggio per arrivare a casa “puliti” o magri festanti abbracciati al giga barattolo rigorosamente non condivisibile. Fette di pane sottili con strati alti più del doppio di crema di nocciola. Mangiata col dito, col cucchiaino, sulla banana, sopra i biscotti, dentro al gelato. Caratteristica del peccato: il senso di colpa si mischia al gusto quasi subito, così non supero mai il cucchiaino. Ne prendo uno e lo faccio durare minuti, leccandolo a destra e sinistra fino ad appiattirlo e procedere poi con la famosa lingua a cucchiaino.

3) TUC.
Il pacchettone amico. Imponente, ma familiare come un cugino un po’ grasso. Dolce e salato. Lo compri di più quando sei in viaggio mentendo sulla voglia di qualcosa di salato. In realtà hai in bocca proprio la voglia di Tuc. Mai mangiarli in macchina, il loro potere sbricioloso è superiore a qualsiasi altro alimento.
Caratteristica del peccato: non sarebbe un peccato capitale se fosse possibile non finire il pacchetto una volta aperto. Lo apri, ne mangi alcuni con indifferenza, lo richiudi, li guardi, conti col dito dall’esterno quanti ne sono rimasti. Li offri, leggi un po’. Poi li finisci, sempre. Tutti in un’unica soluzione.

4) MOROSITAS/FRUITTELLA/MENTOS/TIC TAC/FRUIT JOY.
Un attentato in piena regola. Buone, buonissime, appaganti. In modo diverso l’una dall’altra, rientrano per me tutte nella stessa categoria perché fugaci, vere e proprie apparizioni. Durata massima: tre ore. Caratteristica del peccato: la vergogna di non sapere resistere celata dietro ogni scusa. Vedere il colore della prossima tentando di indovinarlo, liberarsi del corpo del reato subito, comprare i pacchi da tre per il tuo nipotino, un calo di zuccheri, annoiarsi al duty free.

5) ARACHIDI/NOCI/MANDORLE/MACADAMIA/ANACARDI.
Fanno bene a noi e alla nostra pelle, son buone. Il potere decantato e le caratteristiche positive della frutta secca ci rendono leggero lo sgranocchiare. Rosicchiamo senza sosta e siamo più felici, le calorie non sono quasi mai scritte, quindi ci crogioliamo felici nell’ignoranza. Poi iniziano con “frutta” quindi non fanno male. Il sacchettino ci rassicura, gli espositori al supermercato sono divertenti e colorati, il barattolo di metallo comprato all’autogrill è fatto apposta per essere comodo da infilare tra le gambe mentre si guida. Milioni di Kilometri in compagnia del tamburellare delle dita. Caratteristica del peccato: insidiosa meraviglia. Si cela sotto mentite spoglie, di uso comune negli aperitivi di una volta tanto che la joint venture arachidi/birra rimarrà una delle più riuscite della storia.

Tocca a voi, sfogatevi. Confessate cosa comprate d’impulso in preda a stato d’animo più o meno consapevole, al supermercato o altrove. Vanno bene anche i nickname. Allora, cosa nascondete in auto o nelle borsette?