Tutte le volte che apro lo sportello del frigo è come se il lievito madre urlasse insieme la sua fame e la mia inettitudine di custode. Quindi, timorosa e ubbidiente, vado giù di rinfreschi che provocano l’aumento esponenziale della quantità di lievito, con conseguenze ineluttabili sulla mia routine quotidiana. Resisto, e per il momento impasto come se non ci fosse un domani.
Tuttavia, per non riempire la dispensa di pagnotte e sfilatini, mi sono fatta dare, sempre dagli esperti fornai di Doppiozero, la ricetta della focaccia pasquale veneziana, alternativa del capoluogo veneto alla colomba.
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E quando dico “alternativa” intendo che non esiste veneziano gourmet, o, peggio, campanilista, che per il pranzo di Pasqua non porti in tavola la focaccia: fatta in casa, comprata in pasticceria o dal fornaio perché è un dolce che, incredibilmente, resiste alla standardizzazione industriale.
C’è da imparare dalla focaccia.
Dunque il procedimento è lungo e leggermente più complicato di quello del pane con il lievito madre, ma la cottura è più semplice, per cui pensate a questo quando realizzerete che dovete ritagliarvi due giorni liberi per questa ricetta.
1. PREPARARE LA BIGA


Per la focaccia si comincia facendo la biga, croce e delizia del panificatore, che a me è sempre sembrata la dimostrazione che il lievito madre, da solo, non ce la fa.
La biga si prepara con una farina di tipo 0, con 450 W di forza, più comunemente conosciuta come Manitoba, acqua del rubinetto e lievito di birra secco.
Le dosi sono: 1 kg di Manitoba, 460 ml di acqua e 5 gr di lievito di birra.
Supponendo che la biga lieviti in un ambiente dove ci sono 20 gradi, l’acqua per la biga deve stare tra i 18 e i 20 gradi, quindi l’acqua del rubinetto va raccolta in un recipiente e fatta decantare perché si scaldi un po’.
Una volta che l’acqua è pronta si scioglie prima il lievito e poi si aggiunge la farina, da qui bisogna impastare il più velocemente possibile per non far salire troppo la temperatura dell’impasto. Se si usa un’impastatrice è meglio impostare una velocità bassa e impastare grossolanamente, finendo poi con le mani.
A questo punto si trasferisce la biga in un contenitore chiuso per 7 o 8 ore a temperatura ambiente (quando pensate al coperchio del vostro contenitore per la biga considerate che crescerà molto di volume); trascorse le 8 ore, la si può dimenticare in frigo, nella parte più calda, per altre 12 ore.
A questo punto avrete già trascorso un giorno ad occuparvi della vostra focaccia e siete a meno di metà del lavoro, ma da qui in poi confortatevi: è tutto in discesa.
2. IMPASTO E LIEVITAZIONE

Gli ingredienti per la focaccia sono:
1 kg di farina Manitoba
150 gr di zucchero bianco
135 gr di tuorlo
150 gr di burro ammorbidito
300 ml di latte intero
200 gr di lievito madre
2 gr di sale
Potete traslocare la biga e tutti gli ingredienti (escluso il sale!) nella ciotola della planetaria, azionare alla velocità più bassa e aggiungere il sale dopo 2 minuti.
L’impasto così ottenuto va gettato su una spianatoia leggermente infarinata e spezzato in panetti da 650 gr l’uno, che daranno vita a focacce di circa mezzo chilo.
Ogni panetto va lavorato per 5 volte, a intervalli di 45 minuti, dando 3 pieghe ogni volta, il che vuol dire che per le successive 4 ore dovete dedicarvi anima e corpo solo a questo.
Poi si trasferisce l’impasto nella vaschetta di Teflon che andrebbe lasciata lievitare altre 8 ore a 35 gradi con un umidità all’85%. La cosa più semplice da fare a casa è mettere l’impasto nel forno chiuso assieme a una ciotola di acqua calda, da sostituire almeno due volte.
3. COTTURA
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Quando avrete passato la notte in bianco fremendo per lo stato di lievitazione delle vostre focacce sarete ormai stremati, ma avrete la consapevolezza di aver finito.
A questo punto basta ricoprire le focacce con un po’ di granella di zucchero e informare a 190 gradi statico per 45 minuti, senza più preoccuparsi di umidità, temperature oscillanti o altro. Con le dosi qui sopra ne vengono circa 5, e avete il regalo pronto per chiunque vi inviti a pranzo o a cena in questo periodo.
Poi ne potete mangiare una intera da soli, ma ricordatevi del lievito madre in frigo: son passati già due giorni, è ora di fare un nuovo rinfresco.
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Simone Colusso, Fugzu]