L’incredibile storia di Eataly Bari: un pasticcio alle cime di rapa

L’incredibile storia di Eataly Bari: un pasticcio alle cime di rapa

Bu.

F-a-r-i-n-e-t-t-i.

Eh, non partite lancia in resta.

E-a-t-a-l-y.

Calma e gesso. Questo non è un altro post su indimostrabili teorie di marketing o su formaggi, prodotti freschi, insaccati doc, vini pregiati, birre artigianali e altre ingegnose soluzioni per salvare l’italianità nel mondo. Qualunque cosa significhi.

No, qui si parla di (1) lavoro. E di (2) licenze, anche.

Oggetto del contendere è sempre Eataly Bari, ennesima replica del fortunato format nato a Torino nel 2007, ma prima al Sud, nella Fiera del Levante. Un supermercato del gusto che, aperto da due settimane, sta creando più polemiche di una sentenza su Berlusconi.

Lavoro. Da uomo di sinistra, Farinetti non vuole essere scambiato per uno che calpesta i diritti dei lavoratori, sfruttandoli e non assumendoli direttamente.

Eppure Cgil, Cisl e Uil sono scesi in guerra contro di lui, accusandolo di aver esagerato con le assunzioni interinali: 160 ragazzi su 173 lavoratori, malgrado per effetto della legge Biagi in un’azienda di oltre 50 dipendenti non si possa superare la proporzione dell’8 per cento.

Licenze. Farinetti si è difeso accusando i sindacati di voler creare problemi a tutti costi, perché la licenza di Eataly Bari, udite udite, è valida solo per sei mesi. In queste condizioni per il gran capo di Eataly è impossibile assumere a tempo indeterminato, con il rischio, eventualmente, di dover licenziare.

Appena si regolarizzerà la situazione della licenza, Farinetti assicura che i dipendenti saranno tutti assunti, la maggior parte a tempo indeterminato.

L’inventore di Eataly si sente sotto il tiro dei sindacati nonostante abbia investito 15 milioni di tasca propria, senza contributo pubblico. Sperava in una licenza permanente e invece gli si fa la guerra, accusandolo di aver messo in piedi un “santuario dell’illegalità”.

La vicenda della licenza di Eataly Bari ha dell’incredibile.

Due documenti indispensabili sono arrivati un giorno prima dell’apertura: l’agibilità concessa dal Comune (che Emiliano, sindaco di Bari, ha definito “la più veloce della storia”) e il via libera della Regione, particolarmente interessante.

Eataly Bari ha aperto da mostra-mercato, come fosse una qualunque manifestazione fieristica. E in quanto mostra-mercato non può essere permanente. Alla richiesta di Farinetti, cioè il permesso di restare in attività fino al 30 giugno 2014, la Regione ha opposto sei mesi di tempo, fino al 31 gennaio. E dopo?

Impossibile pensare che un investimento plurimilionario non abbia seguito. Infatti tra 6 mesi Farinetti riproporrà con un nuovo titolo la mostra-mercato chiedendo un rinnovo più lungo.

Insomma, il rebus di mezza estate riguarda sempre lui, l’Oscar del cibo, angelo o diavolo. E la lotta infinita degli imprenditori cui la paraculaggine non fa difetto contro i burocrati del paraStato.

[Crediti | Link e immagine: Corriere del Mezzogiorno]