L’etichetta intelligente segnala il cibo avariato senza aprire la confezione

L’etichetta intelligente segnala il cibo avariato senza aprire la confezione

Quante volte al banco frigo del supermercato vi siete trovati ad scegliere i prodotti più in fondo nello scaffale con la speranza che fossero conservati meglio? Quante volte guardando i surgelati in offerta vi siete chiesti se fossero realmente sopravvissuti al processo di congelo/scongelamento? Infine quante volte siete rimasti attoniti scoprendo che il merluzzo che consumate ha viaggiato più di voi stessi in tutta la vostra vita?

Queste ed altre domande gastro-esistenziali potrebbero oggi trovare una risposta nella smart tag, una etichetta termocromica, ovvero un’etichetta che racconta la storia termica degli alimenti rivelandone lo stato di conservazione.

Il progetto parte da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienza dei materiali dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Imperial College di Londra con il coordinamento di Luca Beverina, professore associato di Chimica organica in Bicocca; lo studio è stato pubblicato sulla rivista Advanced Optical Materials.

Luca Beverina

Come funziona? E’ tutta una questione di chimica!

Sulla confezione del prodotto viene applicata una pellicola di silice porosa che contiene un pigmento organico, nessun contatto diretto con gli alimenti quindi. Questo pigmento viene “programmato” in modo che al tempo zero l’etichetta si presenti incolore.

A questo punto, se durante il tragitto la temperatura di conservazione rimarrà di circa +4 °C, l’etichetta resterà incolore, se invece l’alimento verrà esposto a una temperatura superiore, fino a +9 °C per non più di 30 minuti, l’etichetta assumerà rapidamente un colore blu chiaro. Infine, se l’alimento rimarrà per 3 ore a temperatura ambiente l’etichetta diventerà blu scuro.

Sembra poi che il professor Beverina e il suo team abbiano pensato a tutto, infatti la colorazione della smart tag è sempre irreversibile in modo da consentire a consumatori e distributori di sapere quale sia stata la storia della conservazione dell’alimento durante tutta la filiera di distribuzione fino al banco vendita

«Le etichette che abbiamo sviluppato – spiega Luca Beverina – sono dispositivi semplici, economici e affidabili in grado di registrare tutta la storia termica di un pacchetto in modo facile e leggibile a occhio nudo. È una soluzione che aiuta produttori e distributori a evitare che alimenti freschi e deteriorati finiscano nello stesso frigorifero».

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Questa “cromoterapia  del banco surgelati” sembrerebbe un toccasana per i consumatori che finalmente avrebbero non solo le informazioni sulla provenienza dei cibi ma anche sullo stato di conservazione degli stessi.

Che sia arrivata l’ora di consumare in tutta sicurezza anche il cibo che proviene dall’altro lato del mondo?

Se dal lato dei consumatori i vantaggi senza dubbio esistono, come una maggiore consapevolezza nel consumo di prodotti surgelati mi domando quali potrebbero essere i vantaggi per i distributori che li spingano ad accettare di buon grado le smart tag. Per i distributori significherebbe una corsa contro il tempo e maggiori consumi (celle frigorifere) nella conservazione dei cibi per evitare di perdere i prodotti da mettere in commercio.

Dite che la smart tag funzionerà o resterà una bella idea nel cassetto?

[Crediti | Link: Dissapore, The Food Makers]