Farmageddon: quanto costa davvero un hamburger da 1 euro?

Farmageddon: quanto costa davvero un hamburger da 1 euro?

Il fatto che il New York Times abbia inserito Farmageddon tra i migliori libri del 2014 non è un caso. Pubblicato in Italia a febbraio da Nutrimenti, questo libro entra di diritto tra i classici della letteratura sull’alimentazione etica. Cosa c’è dietro il basso prezzo di una bistecca di manzo acquistata al supermercato? È l’inquietante quesito che si è posto Philip Lymbery, direttore generale di Compassion in World Farming e a cui prova a dare una risposta con quest’opera scritta a quattro mani con la giornalista Isabel Oakeshott. 

In viaggio tra Europa, Stati Uniti, Asia e Sud America, Lymbery tratteggia uno scenario catastrofico in cui agricoltura e allevamenti intensivi, l’una a sostegno dell’altro, spingono interi ecosistemi verso il baratro.

L’autore non si lancia in patetiche prediche, né evangelizza una totale svolta vegetariana, piuttosto evidenzia come gli allevamenti intensivi che garantiscono carne a basso prezzo per il consumatore finale comportino un costo altissimo in termini ambientali e umani.

animali, bovini

Il 90% della soia e un terzo dei cereali coltivati nel mondo sono destinati a rifocillare gli animali segregati negli allevamenti. Un enorme sforzo a scarsa conversione: solo il 30% delle calorie presenti in mais e soia si tramutano in carne. Per un hamburger da 4 dollari, tenendo conto dei fattori esterni (costo della conversione del grano prodotto in carne, uso di acqua ed energia fossile), il prezzo reale di produzione è di circa 100 dollari.

Gli allevamenti di bovini, suini e pollame mutano il paesaggio e creano enormi problemi per lo smaltimento delle deiezioni che avvelenano l’aria e contaminano le falde acquifere. I liquami una volta approdati nei corsi d’acqua alimentano la proliferazione di alghe responsabili di morie di pesci nonché di emissioni di gas letali per l’uomo.

A ciò si aggiunge l’uso spaventoso di medicinali. Metà degli antibiotici prodotti nel mondo finiscono nei mangimi. Il sistematico uso di antibiotici e medicinali a scopo preventivo e non curativo crea superbatteri resistenti e pronti a diffondersi tramite i nostri pasti: è stato stimato che due terzi dei virus e batteri che colpiscono l’uomo sono di origine zootecnica.

allevamenti intensivi

Viene inoltre sfatato il mito della “sana” carne argentina essendo i manzi nutriti a OGM (e di recente l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha sancito una volta per tutte che il glifosato contenuto nel Roundup della Monstanto è cancerogeno ).

Ma Lymbery guarda ben oltre i capannoni e i silos. Le estese monocolture agricole che riforniscono di cibo il bestiame richiedono ampi appezzamenti di terreno da disboscare con conseguenze nefaste per le api. L’uso di pesticidi per ottenere raccolti sempre più elevati danneggia la fauna selvatica: gli insetti si riducono sensibilmente e numerosi uccelli muoiono avvelenati dopo aver mangiato frutti e bacche contaminati.

E il modello intensivo non riguarda solo gli animali terrestri, anche la piscicoltura ha le sue brutali ripercussioni: fughe di pesci geneticamente selezionati e spesso asessuati “inquinano” gli stock selvatici, le malattie sono una costante ed è necessario saccheggiare gli oceani per produrre olio e farina con piccoli pesci tranquillamente edibili dagli umani e che invece piombano nel pasto quotidiano di salmoni e trote in cattività.

allevamneti intensivi

Lymbery esplora i drammi umani legati a questa insensata macchina distruttiva come gli oltre 250.000 coltivatori indiani che dal 1995 a oggi si sono suicidati a causa degli insostenibili debiti contratti con le multinazionali agroalimentari, le epidemie di tumori e malattie all’apparato respiratorio con cui convivono gli abitanti delle aree limitrofe agli allevamenti, la cui manovalanza è pagata “ad animale” e non a tariffa oraria, un sistema di retribuzione che genera atti violenti verso il bestiame.

Uno scenario apocalittico che si tramuta in incubo se è vero, come sostiene l’Onu, che per far fronte a una crescente richiesta di carne soprattutto dai paesi in via di sviluppo, entro il 2050 gli animali da allevamento raddoppieranno in tutto il mondo. Già adesso si contano in media 70 miliardi di capi.

A chi giova questo sistema? Ai consumatori che pagano un prezzo irrisorio per mangiare carne ricca di grassi saturi e povera di nutrienti?

Ovviamente no. A fare affari sono supermercati, catene di ristoranti e grosse aziende alimentari che servono un’ampia fetta di mercato. E sono proprio loro che possono fungere da traino per cambiamenti di massa positivi, nel bene e nel male le loro strategie sono ben più incisive e rapide di qualunque provvedimento governativo. Per questo Lymbery sostiene che i movimenti per gli allevamenti ecosostenibili e l’agricoltura biologica debbano dialogare con le grandi aziende affinché rivedano le loro politiche e si delinei una strada comune.

Ma nel frattempo, noi cosa possiamo fare?

Farmaggedon

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Mettere al primo posto il benessere di animali e umani; se non si vuole sposare una dieta vegetariana, quantomeno evitare di mangiare troppa carne e derivati magari scegliendo un giorno alla settimana in cui astenersi del tutto dal consumo di alimenti di origine animale; ridurre gli sprechi domestici e privilegiare i prodotti di fattorie e la filiera corta.

Ma soprattutto, smettere di acquistare hamburger a 2 € e far tornare la carne nel rango dei beni di lusso pagandola un corrispettivo equo per metodi di allevamento ecocompatibili.

È utopistico pensare che l’intera popolazione mondiale si converta al vegetarianesimo nell’immediato, si deve quindi ripensare il modello con una forte spinta dal basso. Noi consumatori possiamo indirizzare l’offerta di mercato domandando prodotti più sani, i nostri acquisti hanno un forte valore politico e sono una presa di posizione netta che interpreta una certa visione della vita.

Ogni volta che acquistiamo carne a un prezzo troppo conveniente sosteniamo un modello industriale nocivo pieno di squilibri che ha ripercussioni su bestiame, derrate alimentari, esseri umani e interi ecosistemi. Equivale a votare per il partito sbagliato alle elezioni, quello che una volta al potere toglierà diritti a tutti e renderà il posto in cui viviamo un autentico inferno. Riflettiamo e agiamo una volta per tutte.

[Crediti | Link: Nutrimenti, Dissapore, Corriere]