Sciocchezze da soprammobile riproduttivo: “5 motivi per uscire con una ragazza anoressica”

Sciocchezze da soprammobile riproduttivo: “5 motivi per uscire con una ragazza anoressica”

Avvelenando l’Internet con la sua spudorata misoginia, quel cesso di sito americano per uomini veri che risponde al nome di Return of kings, se n’è uscito con un post –VIRALE– graziosamente titolato: “5 motivi per uscire con una ragazza anoressica”.

Se state reagendo con blanda curiosità o un mezzo sorriso compiaciuto, cioè, se non avete provato la minima indignazione, forse non dovreste leggere oltre. Lo dico per voi, benintesi.

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“Una ragazza con un disturbo alimentare moderato – che non le abbia rovinato l’aspetto – è l’acquisto migliore nell’inflazionato mercato degli appuntamenti dell’Occidente contemporaneo”

Usando uno pseudonimo l’autore ha elencato, organizzati con vile precisione, i suoi cinque motivi per uscire con una ragazza che soffre di disordini alimentari.

1) Sono ossessionate dall’aspetto fisico, e di conseguenza, sono sempre curate.
2) Per portarle a cena fuori si spende una sciocchezza, mangiano così poco. Vi piace quel che hanno nel piatto? Azzardate un: “vuoi davvero finirlo?”. Instillerete sensi di colpa immediati e l’automatico passaggio del piatto.
3) Sono fragili, vulnerabili e insicure. Dipendono da voi e dal vostro giudizio.
4) Sono quasi sicuramente ricche: le ragazze povere hanno altre cose a cui pensare.
5) “Come tutte le ragazze mentalmente disturbate”, sono più brave a letto.

Vi dico senza giri di parole la mia reazione: sinceramente nauseata, se avessi avuto l’autore a portata lo avrei preso a padellate. Addirittura peggio la risposta con cui pochi giorni dopo l’editore del sito si è difeso dalla gogna mediatica che prevedibilmente si è scatenata: paradossale e insultante arriva a dire che il post insegna ai lettori a non ghettizzare le anoressiche. Ma se avete 5 minuti da passare con uno cui mia mamma darebbe una ragione vera per piangere leggetela, c’è anche di peggio: una concentrazione di scemenze per urangutan del Borneo al guinzaglio.

Tempo fa, frequentavo ancora il liceo, ho avuto anche io problemi di anoressia. Tre anni che ho passato infreddolita, affamata e di cattivo umore, se vogliamo sintetizzarli brevemente. Facevo spesso pensieri tipo: “se non lecco la cartina quante calorie tolgo allo yogurt 0%?”. Sulla soglia dei 38 chili ho iniziato un percorso di consapevolezza e molti biscotti al cioccolato: il cibo – riscoprirlo e goderne di nuovo – è stato la mia cura, sta persino diventando la mia professione o qualcosa del genere.

Ovvio, semplifico vertiginosamente. Se penso al tempo sprecato dribblando gli inviti a cena o sputando bocconi nel tovagliolo, al dolore provocato alle persone intorno a me, alle punizioni inflitte al mio corpo, fatico a restare così distaccata.

Non mi definivo anoressica perché poco in linea con gli stereotipi: mai vomitato, per dire. Come sappiamo il disordine può essere multiforme, una volta riconosciuti i sintomi si capisce quante ragazze ne soffrono senza neanche saperlo. Mentre continuano a rassicurare: “Tranquilli, amo la pasta ma sono intollerante al glutine, comunque mi sono così riempita a pranzo che posso anche saltare la cena”.

Eviterò di tediarvi con sondaggi e numeri assortiti ma la realtà è che moltissime donne, la maggior parte di quelle che conosco, ha un rapporto conflittuale con il cibo e con il proprio corpo. In una cena tra amiche non si arriva al dolce (?) senza aver sentito almeno 3 volte ciascuna le parole  “dieta” e “carboidrati”. Anoressia, bulimia, ortoressia sono malattie mentali con radici più profonde del semplice adeguarsi a una moda. E non sto neanche a dire quanto l’immagine della donna trasmessa dai media affondi il dito nella piaga.

Se qualcosa non vi torna, se state pensando okay, hai odiato il post di Return ok kings, pensi che l’abbiamo scritto con l’ormone in fermento del classico soprammobile riproduttivo, ma allora perché ne parli?

Perché, e qui un dato voglio darvelo, il 10 per cento delle ragazze tra i 12 e i 25 anni soffre di DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare). Che anzi, in quella fascia d’età sono la prima causa di morte femminile (in crescita anche le percentuali dei ragazzi, ma si fermano all’1%).

E non se ne parla mai abbastanza.

[Crediti | Link: Return of Kings, Daily Mail, Dissapore]