Repubblica Impopolare Cinese: qui si mangiano i cani

Repubblica Impopolare Cinese: qui si mangiano i cani

Il festival del cane di Yulin si è aperto venerdì scorso, ventuno giugno.

Non sono servite le proteste né le petizioni online, nemmeno la presa di posizione richiesta alla Casa Bianca da alcune associazioni animaliste.

Mangiare cani è cosa consueta in Cina, e nella regione di Guangxi da ormai 76 anni si “festeggia” l’inizio dell’estate con questo festival. Circa 10.000 cani sacrificati per farne carne da abbinare al vino di lychee.

Le foto contenute in un articolo del Sun sono agghiaccianti, pensateci se cliccare su quel link, ritraggono cani chiusi nelle gabbie prima di essere uccisi o cotti e appesi alle bancarelle.

Carni di cane cotte e declinate in diverse specialità, secondo ricette di antica tradizione contadina.

Mangiare cani, per noi, semplicemente non esiste.

Quando sono stata a Pechino, anni fa, scoprendo carne di cane sul menu, pensavo di essere vittima di uno scherzo. Eppure mangiare carne di cane, in Cina, è una pratica diffusa, anche perché sostenuta da diversi miti: in primis quello di accrescere la virilità maschile.

E se da noi il gastronomo Beppe Bigazzi, forse in un eccesso di benpensantismo vegetariano, fu messo alla gogna da “La prova del cuoco” per una battuta sui gatti da mangiare, la nostra mentalità e cultura ci fanno guardare a questo festival come una fonte indicibile di orrore.

Quest’anno le proteste non hanno fatto chiudere il festival, al solito affollatissimo, ma hanno almeno ottenuto che il governo cinese inviasse degli “ispettori” per verificare che i cani non fossero brutalizzati prima di essere uccisi (come accadeva in precedenza) e che i metodi di macellazione non fossero troppo cruenti.

E tra i compiti degli inviati del governo, anche un paradossale “controllo qualità” sulla provenienza del “cibo”, che dovrebbe provenire da allevamenti selezionati, e venduto attorno ai dieci dollari al chilo. Pare però che, nonostante questi controlli, vengano presi cani abbandonati e in pessime condizioni igienico sanitarie, e serviti come tutti gli altri.

Come dire, chi la fa, l’aspetti.

[Crediti | Link: Repubblica, The Sun, Dissapore, immagine appositamente sfocata: The Sun]