L’incredibile caso dell’aereo che non diventerà una gelateria

L’incredibile caso dell’aereo che non diventerà una gelateria

Conosciamo tutti la proverbiale lungaggine della burocrazia italiana. Anni per ottenere un permesso, pochi istanti per vederselo negato. I casi sono tanti, per la maggior parte sconosciuti. E poi ci sono quelli eclatanti.

Si chiama Rino de Marco, ormai ha 71 anni e nel 1981 aveva acquistato da Alitalia un aereo per farne una gelateria. Un sognatore che per oltre trent’anni ha sperato di realizzare quell’idea per molti bizzarra. Del resto un tempo era appassionato di aerei (un tempo, perché questa vicenda l’ha sfiancato).

Lo pagò 25 milioni dell’epoca, ma al nostro Rino costò sicuramente di più il trasporto del “Caravelle”, smontato e poi ri-assemblato su un terreno di 7 mila metri quadrati.

Una gelateria in un aereo parcheggiato in un “giardino”.

Anni di trattative e poi il nulla di fatto. Ma l’imprenditore non si dà per vinto. Dopo aver ottenuto i permessi di deposito e realizzazione dell’eventuale laboratorio artigianale, l’idea incontra il secco no dell’allora Usl. Rino deve retrocedere davanti alla pervicacia degli amministratori locali che giudicano il velivolo non conforme alle norme igienico sanitarie: in aereo non si distribuiscono gelati.

Un sogno che avrebbe potuto dare lavoro a una dozzina di persone bloccato dalla burocrazia, e così, l’incredibile caso di Fontanafredda, in provincia di Pordenone, si è compiuto.

Scusate, quasi dimenticavo: per quell’aereo Rino De Marco continua a pagare l’Ici.

[Crediti | Il Messaggero Veneto, immagini: Missinato]