Qualcosa non torna nella storia della madre vegana a cui hanno tolto il bambino

Qualcosa non torna nella storia della madre vegana a cui hanno tolto il bambino

Prima della notizia, una richiesta: non riduciamo anche questo post alla solita, noiosa, belligerante sfida onnivori vs. vegani. Non è per bramosia di scandalo che ne parliamo, quindi vi prego. Davvero. Leggete attentamente, ne vale la pena.

Siamo in Francia, precisamente a Lauris, un piccolo paese. Qui, un bambino di 5 mesi (Joachim) è stato tolto alla madre, causa denutrizione, quindi maltrattamento.

Ma ripercorrendo la storia si capisce che il problema non sta nel sopruso, o nella violenza.

La madre del neonato è convinta di non aver fatto nulla di male: lei è vegana, non mangia alimenti che possano aver implicato lo sfruttamento animale. Di conseguenza, la dieta che ha imposto al suo bambino è la medesima: no al latte di origine animale, solo latte di riso. Che però, a un essere così piccolo, non fornisce il nutrimento necessario per sopravvivere. A 5 mesi, pesare meno di 5 kg è segnale di qualcosa di anomalo!

E questo lo ha capito anche il pediatra da cui il neonato era in cura: dopo aver visitato il bambino per l’ennesima volta, il dottore ha pensato di chiamare gli assistenti sociali che hanno prontamente bussato alla porta di Céline, la mamma 24enne, portandole via il figlio.

Da quattro mesi il bambino è in un centro di accoglienza di Avignone ed è arrivato a pesare oltre 7 kg, normalmente nutrito. I genitori possono andare a trovarlo quattro volte a settimana, per due ore.

Secondo i magistrati e i giudici, la dieta vegana, applicata su di un essere così piccolo, è una forma di violenza. Dissentono mamma e papà ovviamente, tanto da presentare un ricorso.

Questa la ricostruzione di Repubblica, ripresa da alcuni quotidiani online, ovvero un giornale autorevole e con mezzi importanti. Ma anche di altri media italiani. Noi invece siamo leggeri, ironici e animati da sensazionalismi e dibattiti di pancia. Così ci dicono spesso, però questa storia ha qualcosa che non quadra.

Innanzitutto secondo Le Parisien, il marito, Julien Paul non è vegetariano; un particolare non esattamente trascurabile in una storia di “maltrattamento vegano”. Dovremmo ipotizzare che è succube del fanatismo folle della moglie e intende seguirla fino al punto di non ritorno?

Altro elemento importante: la mamma sospettava un’intolleranza al latte di mucca che poi si è dimostrata vera in una visita all’Ospedale di Marsiglia, La Timone. E nel contesto non si fa menzione agli assistenti sociali.

Tutto ciò non toglie che la storia lasci piuttosto interdetti. Soprattutto sconcerta che un figlio possa essere diventare il campo di un contrasto ideologico del genere. Ma rimane il dubbio che si tratti di questo o di una sacrosanta disputa legale contro una misura ingiusta. Lo scopriremo il 14 novembre, giorno in cui verrà presa una decisione processuale.

Un interrogativo anima la nostra conclusione: non è il caso che la sensibilizzazione vagana prenda altre strade, piuttosto che quelle del ricorso contro le decisioni delle istituzioni? O la versione francese lo giustifica?

[Crediti | La Repubblica, link: Blitz quotidiano, Le Parisienne]