Toto-Pos: e tu lo metti o no?

Toto-Pos: e tu lo metti o no?

Bene bene, da oggi se vi fermate a mangiare in un posto e scoprite al momento del conto che accettano solo contanti, diciamone uno molto noto, il D’O di Davide Oldani vicino Milano, non dovete più lasciare un documento o un familiare in ostaggio e cercare un bancomat tra rutti e imprecazioni. Ebbene sì, siete finalmente liberi dalla schiavitù del contante al ristorante.

Da oggi il POS è obbligatorio per tutti: commercianti, professionisti e artigiani dovranno adeguarsi attrezzandosi con la tipica macchinetta per consentire pagamenti in moneta elettronica per totali superiori ai 30 €. Sì, crediamo che la cosa riguardi anche il D’O.

Ovviamente il fine è anti frode fiscale e mira soprattutto a quelle micro evasioni, che, non facciamo i finti tonti, avvengono ogni giorno.

Come prevedibile non ci stiamo facendo mancare niente, tra scudi corporativi, contrapposizione da tifosi, dietrologismi e dadaismi burocratici immensamente italiani.

Il motivo? Le commissioni agli esercenti costano care e nello specifico, Le commissioni agli esercenti costano care e nello specifico, secondo una stima di Federconsumatori, intorno ai 1700 euro annui considerando costi fisso e medi basati sulle transizioni. Le stime del Corriere parlano di 550 euro l’anno.

Tutti fregati insomma. E invece no, perché fatta la legge, trovato il modo per aggirarla.

Il decreto infatti (non ridete, è alta scuola) non prevede sanzioni per chi non si munirà dell’oggetto in questione, perché dotarsene non è un obbligo giuridico automatico e assoluto. Ve l’avevo detto che era alta scuola!

Per quelli che non masticano i termini o che durante le lezioni di diritto guardavano video porno sul telefono: in poche parole le aziende che non rispetteranno il decreto potranno comunque aggirare la cosa scegliendo metodi di riscossione alternativi (bonifico, assegno). Ovvio direte voi, ma non così ovvio se si pensa alle micro imprese o al pagamento di una cena da 31 euro.

Tempo poche ore e al solito è esplosa la guerra social sul tema.

Varie e fantasiose le posizioni elencate.

— Abbiamo i NON-POS, veri integralisti del “tanto non devo pagare la multa”.
— I complottisti che già hanno formulato un enciclopedia di possibili scuse adottabili per non utilizzare l’aggeggio.
— I luddisti che si lamentano della difficoltà di utilizzo.
— Infine i cosmopoliti: discepoli acritici del metodo americano, ma non consapevoli che in Italia cambiano i costi fissi implicati.

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Come superare tutte queste critiche?

Per i pos-preoccupati ci sono anche sistemi ad alto tasso geek, ci dicono i più sgamati. Surrogati tipo Jusp o SumUp, ovvero lettori bluetooth che si collegano allo smartphone tramite una App. Sistemi che facilitano le cose, ma non ammettono l’uso di carte di debito (leggi bancomat) ma solo credito nonostante la legge indichi chiaramente che il pagamento deve avvenire mediate le prime.

E pure i Pos virtuali. Quello della startup italiana Solo viene descritto come un metodo di pagamento “che permette agli esercenti di incassare con carta di credito tramite un link che può essere inviato al cliente via email, messaggio o status sulle reti sociali”.

Ma a confondere le acque, anche per l’abuso d’inglese, arriva il Codacons che raccomanda sibillino: “non date cash a chi è senza pos”. 

Insomma è panico.

Che siate clienti o ristoratori, non-pos o cosmopoliti, vi sembra ragionevole che nel giorno dell’applicazione di una nuova regola in Italia si discuta sempre di come si riesca a trasgredirla?

[Crediti | Link: Il Salvagente, Corriere, La Stampa, Il Sole24Ore, Huffington Post]