Quel che non mi torna del panettone cake design è… praticamente tutto

Quel che non mi torna del panettone cake design è… praticamente tutto

In realtà sono anni che il tarlo sul cake design ci scava do­mande nella testa. Però ce ne sia­mo sempre rimasti zitti, tranne sporadiche occasioni, perché la glassa è stata assolata dal trionfo e così noi, per un po’ ci siamo convinti del fat­to che la vittoria giustifica tutto e che sì, i poteri forti modificano le regole. Adesso però che il cake design ha profanato il panettone, in un combinato di­sposto che per leso protocollo scavalca anche le dozzinali farciture (ubriache di prosecco, con le amarene, il mandarino, il cedro, lo zenzero diamine), ci siamo fatti uscire tutto ciò che da tempo ci fer­mentava in gola: basta, basta cupcaketizzare tutto con scelte estetiche da palude media.

Panettone ricoperto di glassa, petali di rose, pastiglie d’argento, foglie dorate, rami di agrifoglio, i puristi inorridiscono, i fan del mangiar sano pure, commenta La Stampa. E noi, che pure non siamo tra quelli che si nutrono ad alghe e Big Babol o si sfiniscono di beauty farm, ma persone intelligenti che supportano il cervello con le dovute calorie, gridiamo alla spavalderia, all’impru­denza inaccettabile.

Ha sempre sommato sen­za mai sottrarre, il cake design: troppi corsi (250 negli ultimi due mesi da Milano a Roma, da Torino a Busto Arsizio e da 80 a 100 euro), troppo zucchero, troppi coloranti, troppi attrezzi, troppe riviste, troppe foto da mostrare orgogliosamente su Facebook e Pinterest, e ora troppi pupazzi di neve, comete, finti pacchetti regalo ispirati da Dalila Duello, meno di trent’anni, partenopea, e già piuttosto nota con la bakery “Cake appeal”.

Il cake design ai tempi sobri di Monti è un controsenso spalmato come il burro. Quello che non ci torna del panettone di dedign è… praticamente tutto.

[Crediti | Link: Dissapore, La Stampa, immagine: Giuseppe Borsoi]