Altro che recensioni: 5 racconti horror dai ristoranti

Altro che recensioni: 5 racconti horror dai ristoranti

Non so voi che esperienza abbiate nel mondo dei ristoranti, io ho lavorato come cameriera sporadicamente, come gelataia molte estati e come lavapiatti minorenne sfruttata, per un po’. Mi sono divertita.

Mi è parsa una buona idea cercare qualche storia dell’orrore sul mondo della ristorazione, perché io stessa ne ho vissute. Le storie sono tutte vere e raccontate in prima persona, ma non tutte sono successe a me. La scelta stilistica è quella di tenere la prima persona.

Mela a fette

La mela assassina.
Una volta è entrata nel bar in cui lavoravo una signora. Bassetta, in carne, voleva una mela. Avrà avuto 55 anni. I capelli corti, ricciuti e tinti del colore del mogano, ma con la ricrescita di due centimetri. L’avrei considerata una scappata di casa se non fosse che nella borsa teneva un topolino in latino e quindi mi convinsi che faceva la prof.

Entrò, richiese un caffè e poi mi chiese se vendevamo delle mele. Noi al tempo non vendevamo mele, le tenevamo per “uso personale”, ma non le vendevamo. Le risposti che non erano in vendita. Lei partì con la storia che era diabetica e non poteva mangiare altro se non una mela, e che le sarebbe venuto un calo di glicemia. Va bene, dico, di fronte a tale richiesta le presi la mela. La mela aveva due adesivi, di quelli che ti dicono la marca. Lei andò in bagno, lavò la mela (che io avevo comunque già lavato), uscì fuori e si mise al bancone a consumare la mela. Tutto ok, prese i due adesivi e li appiccicò al bancone.

Finita la mela, si sentì attratta dagli adesivi. Ce n’erano due. Li prese e se li incollò sulle palpebre. Sul serio. Sulle palpebre. La colla era molto efficace e non riusciva più a staccarli, e al tempo stesso non riusciva più ad aprire gli occhi. Chiamai l’ambulanza. Ancora oggi mi chiedo per quale ragione quella insolita donna si appiccicò gli adesivi alle palpebre. So che quando vedo una mela con gli adesivi mi devo trattenere perché vorrei farlo anche io.

Lattina di Coca Cola schiacciata

La scolorina nella Coca Cola

Quando andavo alle superiori andava di moda la scolorina. Tutti gli errori si cancellavano con la scolorina. Una roba puzzolente e tossicissima. Una volta ero a pranzo in un bar con dei miei amici.

Il mio migliore amico, che al tempo si chiamava Beppe e che era bello come Richard Gere da giovane, mi disse che scolorina e Coca Cola erano un mix dalla bontà senza pari. Io ovviamente non gli credetti, ma lo dicemmo al barista. Il quale venne ricoverato il giorno dopo, con urgenza, per intossicazione.

Gelato

In gelateria

Facevano 40 °C, era estate, era la pianura padana. Si percepivano 55°C, l’umidità era tale che chi non aveva l’aria condizionata moriva. Entrò un cliente, mi chiese un cono melone e limone.

Glielo diedi, lui pagò 1.80 €.

Mi fissò e cominciò a spalmarsi il gelato in faccia gemendo per la frescura “uhhhhhhhhhhhahhhhhhhh…. uhhhhh ahhhh”.

Selvaggina

Spogliarello per colpa della selvaggina:

Una volta ero in un ristorante di Messina, a primavera inoltrata. Non posso dire il nome del ristorante, ma era una giornata calda e soeggiata. Al tavolo a fianco c’era una coppia che amoreggiava. A un certo punto senza dire né A né BA lui le grida: “Se non ami la selvaggina, non puoi amare me”.

Si alza in piedi, si toglie i vestiti. Mostra la mercanzia e la paragona alla selvaggina. Si butta per terra e fa finta di morire come uno scarafaggio, facendo zzzzzzzz e zampettando. Muore (sempre nudo) e sta con le zampe (gambe) riverso e immobile. La compagna imperterrita si fa del pane con l’olio, chiede il conto, paga e se na va. Il compagno resta finto morto e finto scarafaggio per altri 10 minuti. Noi avventori speriamo che si tratti di una  candid camera. Niente. Lui resta lì, e il proprietario non sa se chiamare il TSO o se chiedergli di uscire.

Risolve un cameriere: lo stuzzica con il manico di una scopa. Lui si alza, si riveste, chiede se il conto è stato pagato ed esce. Forse era teatro.

Scarafaggio

Feticismo per gli scarafaggi.
Lavoravo in un’enoteca, e un giorno entra una fanciulla di rara bellezza: sembrava Marion Coutillard. Non era poi tanto giovane, avrà avuto un 38 anni. Io ne ho 25. Per me lei era bellissima. Mi chiede un Dolcetto d’Alba, le faccio il dolcetto e la lascio lì. Lei si legge il giornale, ogni tanto alza lo sguardo, prende una patatina e continua a leggere. Mi fa cenno che ne vuole un altro. Io vado, le porto la bottiglia alla quale è attaccata una bestia nera più scattante di uno scarafaggio.

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Le verso il vino, lo scarafaggio si stacca e le vola nel bicchiere, ma si aggrappa all’orlo, si getta sul tavolo e scappa. IO ero disgustato e sudato e mi aspettavo dalla bella Marion uno schiaffo. Lei mi prende la bottiglia dalle mani, si riempie di più il bicchiere, se lo fa alla goccia e qualche ora dopo mi porta nel suo letto. Indimenticabile Milf.

[Crediti | Link: Immagini: Flickr – Rob SheridanGraham Detonator, Keltron {Back in Black with…Mr. iMaax. ☜, Francesco MacrìPieter Hulscher]