Vini piemontesi: 8 prove che il Timorasso è fra i 3 migliori bianchi italiani

Vini piemontesi: 8 prove che il Timorasso è fra i 3 migliori bianchi italiani

75 km da Milano, 75 da Genova, 110 da Torino: Tortona è un luogo dall’appartenenza radicata, ma provvisoria, un’ipotesi. Culturale, linguistica e territoriale. Qui si incrociano (decidete voi l’ordine di importanza) begli scorci, storie di donne e uomini, strade sterrate, grandi salami, pesche strepitose, strani dialetti e notevoli vini piemontesi da scoprire e/o rivalutare. Non esattamente vini da vip, comunque.

Qui, più precisamente a Monleale, trent’anni fa Walter Massa ha avuto una visione. Ma lui dice che è stata una botta di culo. Non ha torto: “visione” è il modo con cui si etichettano le avventure quando finiscono bene. [related_posts]

Voleva essere un viticoltore, i suoi rossi andavano discretamente, ma non avevano ancora il passo e la credibilità per il salto di livello (fare rossi a Tortona, con la concorrenza e la qualità che esiste in Piemonte non è esattamente facile). Da queste parti, però, una volta esisteva il Timorasso: bianco scontroso, grandi estratti, difficile da coltivare, lasciato morire. Nel 1987 Massa lo rimpianta dopo decenni e lo reinventa.

Nasce un grande vino e una bella storia. Non una storia di retorica contadina, calli e cicli lunari. O almeno non solo, Massa è un uomo che lavora sulla terra, ma non un cantore scolastico delle sue virtù epiche, tanto che ci tiene a dire che fa il trattamento e “non capisce chi beve solo naturale e poi prende la pillola”.

Riscopre un bianco unico, ricco, minerale, profondo e acido, capace di invecchiare e reggere il confronto con gli altri due migliori bianchi italiani. Per il sottoscritto, il Fiano e il Verdicchio.

Oggi Massa è il padre tutelare del Timorasso: tiene uniti i produttori, li consiglia, si batte per utilizzare regole comuni, fare squadra e raccontare il suo territorio.

Quando lo sento e gli dico che passo a trovarlo mi organizza una giornata compresa di visita in cantina, arrampicata sui terreni e tanti assaggi. Accompagnati dall’ottima cucina di “Da Giuseppe”, ristorante storico e legato a un’altra azienda che ha fatto del Timorasso un credo: Pomodolce.

Al suo fianco c’è sempre Pigi, detto “La badante”: uomo voluminoso, bicchiere sempre in mano, piedi scalzi, basettoni importanti, naso fine e una strana ossessione per la Svizzera. Un personaggio stralunato, sanamente sopra le righe.

Tra memorie precedenti, assaggi contestuali e altre bevute, ecco i miei 8 Timorasso da non perdere.

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COLLI TORTONESI DERTHONA 2013 – CLAUDIO MARIOTTO
Prima di arrivare da Massa, passo dall’altro nome storico del Timorasso: Mariotto. Claudio è a Dublino; mi accolgono un suo amico e suo fratello, con tante bottiglie e un salame fantastico, prodotto dal birrificio di Montegioco.

Conosco e apprezzo i loro vini da anni, il Pitasso 2012 è impressionante, ma mi invaghisco subito del più dritto e sapido Derthona 2013, appena imbottigliato. Scattante e agrumato va giù meravigliosamente, buono adesso come lo sarà tra un paio di lustri.

COLLI TORTONESI DERTHONA STERPI 2013 – VIGNETI MASSA
Il caratere unico e complesso dei vini di Massa rimane immutato. Difficile pescare male nella sua produzione, ma se volete un vino manifesto (tra le recenti uscite) delle potenzialità del Timorasso cercare lo Sterpi 2012: succoso, scattante, minerale e lunghissimo.

Un po’ sfortunate un paio di vecchie annate, usualmente splendide, questa volta penalizzate nella spinta propulsiva da tappi non pienamente efficenti. Istruttivi gli assaggi in cantina.

COLLI TORTONESI DERTHONA TIMORASSO DILETTO – POMODOLCE
I vini di Giuseppe Davico, da vigne biologiche,  sono una sicurezza. L’annata 2012 è su ottimi livelli: Timorasso classico, tutto agrumi e polpa, con un bel finale.

Ho avuto modo di assaggiare anche il 2007 che era in una forma davvero ottimale.

COLLI TORTONESI DERTHONA 2012 – VIGNETI BOVERI GIACOMO
Realtà territoriale storica: una famiglia che coltiva da cinque generazione, con un’attenzione sempre più rilevante sul  Timorasso.

Ottimo il livello dei vini, olfattivamente molto aderenti alle linee generali (la coerenza espressiva dell’annata 2012 è davvero esemplare) e caratterizzati da grande vivacità e corpo.

DERTHONA 2013 – ALESSANDRO BRESSAN
“Bressan de noarti” lo chiamano i colleghi. E fisicamente lo ricorda anche il Bressan viticoltore friulano, noto per lo schioppettino e per le uscite infelici su Facebook . Tra gli ultimi arrivati, la sua annata 2013 ha un profilo olfattivo più aromatico, una bella bocca armonica e gustosa. Bella scoperta.

COLLI TORTONESI “I TRE VENTI” 2012 – ENIO FERRETTI
Prima cantina a lavorare il vitigno in regime biologico, già conosciuta a Villa Favorita. Il grande estratto tipico del Timorasso qui sembra percettivamente meno imponente, l’eleganza e la beva però ci sono tutte.

CASTAGNOLI DERTHONA 2009 – ANDREA MUTTI
Non ho avuto modo di assaggiare le nuove annate o passare da Andrea Mutti, altra firma importante del Timorasso. Era occupato, o disinteressato a farmi conoscere da vicino la sua realtà, ma impossibile per me non citare un suo vino.

Ho bevuto qualche mese fa il suo 2009 e rispetto ai tanti Timorassi bevuti insieme a Massa, ha un profilo più rotondo e caldo, con note di pesca matura e melone e una bocca esplosiva.

Dà l’idea che gli serva ancora tempo: bottiglia di grande potenza ed espressività.

COLLI TORTONESI TIMORASSO DERTHONA 2012 – LA COLOMBERA
Altra visita saltata, questa volta per colpa mia e di Massa che mi ha sequestrato per 6 ore, però il loro vino sono riuscito a berlo lo stesso.

Belle note di buccia di pompelmo e foglia di limone, bocca espressiva e profonda. Chiusura importante in cui la grande freschezza è bilanciata da un lieve sentore dolce.

Nel mio personale cartellino (cit.) di bevute da fare ci sono anche Cascina I Carpini, Daglio, Luigi Boveri, Ricci e Oltretorrente. Magari la prossima trasferta, con un fegato nuovo.