Il successo dei Nutella Bar a Teheran: un problema per Ferrero

I 'Nutella Bar', i chioschetti con l'insegna della celebre crema spalmabile italiana, sono davvero pericolosi per la lingua farsi? Secondo gli esperti dell'Accademia linguistica iraniana sì, tanto da denunciare il fenomeno alla polizia iraniana.

Il successo dei Nutella Bar a Teheran: un problema per Ferrero

Che la Nutella fosse un peccato, lo sapevamo tutti. O almeno tutti noi abituati ad affondare il cucchiaio nella morbida, peccaminosa crema di nocciole, oggi al centro di polemiche per l’uso di olio di palma, dalle quali esce sempre miracolosamente indenne.

Ma se per noi occidentali il peccato di gola è una consuetudine che alberga nelle credenze in modo permanente, così non è per altre culture, che hanno con la trasgressione e la moralità approcci meno tolleranti.

Stiamo parlando cioè dei problemi che la multinazionale piemontese sta avendo in Iran, a causa non di qualche gruppo di ricerca sul cibo o sull’alimentazione, ma dell’Accademia iraniana della lingua e della letteratura.

Infatti, a essere sotto accusa, non è la morbida crema di per sé stessa, bensì il suo nome, o meglio il nome che campeggia trionfante sulle insegne dei “Nutella bar”, chioschetti ultimamente molto diffusi in Iran, soprattutto nella capitale Teheran, dove vengono venduti con buon riscontro di pubblico, dolcetti e crêpe farcite con la crema di nocciole italiana.

In Iran, infatti, la pubblicazione di nomi stranieri è vietata per legge, con l’obiettivo, leggermente anacronistico, di preservare la “purezza della lingua”.

In quest’ottica molte parole straniere sono state autarchicamente ribattezzate nel linguaggio locale: elicottero, ad esempio, è diventato ‘balgard’ (ala rotante), il ‘fax’ ‘durnegar’ (scrittura da lontano).

Per la Nutella, tuttavia, i problemi non derivano tanto dalla parola “Nutella” quanto dal temibile vocabolo “bar”, colpevole di rievocare distintamente locali dove la perdizione è di casa e dove, soprattutto, vengono vendute bevande alcoliche, severamente proibite dallo Stato e dalla cultura del luogo.

Per ovviare all’inconveniente prettamente linguistico, l’Accademia ha proposto una denominazione molto più ‘rassicurante’ e asettica, vale a dire “Nane dagh chocolate dagh”, cioè “pane speciale con cioccolato”, mentre un altro locale ha fatto sfoggio d’inventiva adottando il nome “Nubella Art”, giocando sulle assonanze per continuare a deliziare i clienti con i ghiotti dolci alla crema di nocciole.

Un inconveniente spiacevole, certo,  ma che difficilmente fermerà l’avanzata della Nutella  in quella che fu l’antica Persia; del resto, nella Vecchia Europa, Nutella ha dovuto combattere ben altre battaglie, all’insegna di nemici subdoli che si chiamano ‘olio di palma’ o ‘eccesso di  zuccheri’.

[Crediti | Link: Repubblica Torino]