La Grotta di Montepulciano | Le gozzoviglie di un provinciale milanese in vacanza

Ho speso un po’ di tempo gugolando per trovare sinonimi letterari o creativi di “raffinata cucina di territorio”, cosi’, per normalizzare un po’ queste righe. Poi ho rinunciato. E mentre sono li’ che batto e ribatto alla fine mi imbatto in questo “vecchio” Dissapost che mi era sfuggito. Fregato. Redo from start. Se vi infilate dietro 3 o 4 macchine (coda) per uscire da Montepulciano, e’ probabile che l’occhio destro veda un cartello poco sexy con la scritta La Grotta. E’ un cartello un po’ cosi’, di piccolo-medio cabotaggio, giallino e per nulla attraente. Starebbe bene a Rimini a indicare la Pensione Mariuccia. Ma del ristorante mi hanno parlato. E vado.

Arriviamo sotto il temporale e dopo breve viale cipressato, stile ingresso al cimitero. Parcheggio quasi full, bella chiesa illuminata di fronte, potente e con prato… bel posto insomma. Scarico la kastigamatti alla porta e gia’ intravedo una sensazione di interno rustico-elegante (uff…). La sfiga di questo tipo di posti e’ che c’e’ sempre un piccolo particolare che non noteresti mai, e che invece l’impostazione “raffinata di territorio” ti spinge a notare con fastidio. Qui e’ davvero una quisquilia, come la porta a vetri che sbatte a ogni apertura. Madonnnnna che noiosa !

Il compagno di serata e’ un discreto, nel senso che non disturba e non pretende troppa attenzione, Icario Nobile del 2007. E’ un rosso, ci prendo poco.

Il picco di creativita’ arriva al dessert, anche se si esprime piu’ nel gusto e nella presentazione a struttura iperstatica che non nel nome: terrina di cioccolato e gelato al pistacchio. Inatteso, chapeau!

La sorpresina garbata e’ una mousse di piselli di benvenuto, la sferzata profonda di territorio i porcini freschi al naturale con olio di oliva (personalizzato), la tradizione classica la pappa al pomodoro (bella questa rivisitazione, “a pezzettoni”).

La robustezza invece viene dalle quaglie miele e biete, da un bel controfiletto con le verdure e dai pici con ragu’ di faraona, che sanno anche tradurlo al volo in tedesco (!). E causa stomaco limitato ho dovuto glissare sui pici al ragù bianco di coniglio e zafferano.

La cena e’ piacevole, a tratti molto piacevole, ma l’ambiente tirato all’eleganza dal rustico di sottofondo non e’ di quelli che stimolano troppe sensazioni ‘. Lo definirei “confortevole”, buono ma un po’ levigato. Perfetto per uno straniero che voglia assaggiare l’italianissima Toscana. Infatti al tavolo di fronte due ‘mmerigani in evidente stato di decomposizione amorosa si sbafano una bistecca che quasi non ci sta sul tavolo.

Si diceva ? “Raffinata cucina di territorio”, che costera’ circa 65 Euri (anche poco, per le gozzoviglie di un provinciale milanese in vacanza).

[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Flickr/Tjcnyc]