Ristorante Macelleria Motta | Andavamo dal macellaio di Silvio&Veronica

Ogni volta che parte uno di quei ritornelli conditi di lagna sui tempi moderni mi rivedo piccolo. Per andare a scuola passavo con l’autobus davanti alla versione precedente del Ristorante Macelleria Motta, il Tortuga, luogo di presunta perdizione alcolica e salgariana. E prima ancora trattoria da camionisti, che come sanno gli inventori di ritornelli conditi di lagna sui tempi moderni, loro sanno dove si mangia bene.

Adesso e’ diventato l’atelier (?) del gia’ noto macellaio di Silvio&Veronica, quand’erano una coppia e anche dopo che lei gli ha fatto due lividi così nell’estratto conto. Ci fossero mai dubbi i 3 metri di carne cruda esposta all’ingresso li fugherebbero. Un bel culo di vacca a sagra di paese con fiocco sorride dalla parete.

Tre ambienti belli tirati a tinta crema e grigio, tranquilli il giusto, tavoli distanziati, addobbi light. Registro famiglia di rompimaroni che genera un casino della madonna: bimbi che staccano le tende, che riattaccano le tende, che si nascondono dietro le tende, che urlano tra le tende. Sono ipertrofico, anti democratico e un po’ sull’indignato violento … registro 4 madonne sonanti prima ancora di sedermi. Non riesco a sentire nemmeno la silente creatura – Arwen per i fan di Tolkien – che ci prende la comanda.

Il menu degustazione mi blandisce ma i pistola non ci sentono, piangerò a lungo sulla mancanza del fegato confit con mele cotogne e briciole di pane nero. Il menu’ e’ consigliato all’intero tavolo, la cosa mi irrita già meno del solito. Intanto ingurgito ingordo il cubetto di lingua salmistrata di benvenuto.

Splendida, per aggressivita’ decadente, la giovane signora del tavolo di fianco. Tacco, miniabito e giubba di pelle, tutto Christian Dior.

Si va sulla tartare, che scivola a noi su piramidi di vetro e immaginari letti magnetici giapponesi. Livello uno tartare naturale, livello due con olio (Pianogrillo) e sale, livello tre con tuorlo d’uovo e crema di acciughe e capperi. Molto bella e molto buona. Giusta la quantità. Si defila, di fronte a questo geyser di purezza carnivora, il pur ottimo prosciutto di manzo dell’unico indeciso del gruppo.

Filetto e bisteccona si fanno attendere ma poi arrivano sulla piastra fumante, in due luuuuunghi round. Selezione di tre diversi filetti prima e “best of breed” con bisteccona dopo. Una quantita’ di carne mai vista tutta insieme, a tratti un pelo ostica ma altrove splendida. Per sapore probabilmente tornerò sulla bisteccona.

Solo il pane sbraita e si sradica i capelli, con il Pianogrillo in tavola un pane cosi’ e’ da mattacchioni (o da #pirla).

Vino rosso, inutile come tutti i rossi (non sparatemi: Chianti credo, comunque la lista e’ ben allineata alla cifra del posto), ma servito in bicchieri decanter degni di nota.

Dessert migliorabile, il cioccolato fuso sopra il gelato sopra la mandorla sopra la pera era un po’ troppo acqueo.

Sergio (il Motta) saluta all’uscita dopo uno sconto non richiesto, il mondo in provincia va alla rovescia. Saluta e chiede com’è andata … “era tantissimo”, e lui: “per bastare deve avanzare”.

RISTORANTE DELLA MACELLERIA MOTTA.
Strada Padana Superiore, 90; Bellinzago Lombardo (MI) tel. 0295784123

[Crediti | Immagine: Feed me]