Roma | Caffè Settembrini vs e Cristalli di Zucchero

Ci sono due bar a Roma. Due bar per ogni isolato, almeno. Due bar a volte anche nella stessa strada, a venti metri l’uno dall’altro. Ma ci sono due bar a Roma dove vale la pena entrare. Dissapore li ha messi a confronto con una piccola analisi narrativo-comparativa, tenendo conto delle differenze sostanziali, quelle tra una importante pasticceria e un importante bar gastronomia. Procediamo dunque: in campo schierati troviamo Caffè Settembrini (sito del ristorante) e Cristalli di Zucchero (sito in allestimento, sigh), non uno contro l’altro, direi piuttosto uno accanto all’altro. Opinioni e preferenze, come sempre, spettano a voi.

Roma, ore 12.30, via Settembrini 21
L’insegna non c’è. O meglio c’è una piccola insegna nera verticale che riporta la scritta: Settembrini, ma manca quella del caffè, proprio accanto al ristorante. Un tempo Bar Giolitti, oggi Caffè Settembrini, passando per una breve prima fase di Sarà Settembrini. Fuori i tavolini sono disposti a ridosso del marciapiede, la strada è una delle più trafficate del quartiere Prati, il pubblico che lentamente affolla il bar è quello degli uffici lì accanto: molti attori e registi e impiegati Rai, la cui sede centrale si trova proprio a due passi.

Entro, c’è un lungo bancone pieno di dolci, una parte dedicata alla caffetteria ed un’altra alla gastronomia. La saletta dove si può mangiare si trova a sinistra della porta principale, è luminosa, elegante e con almeno quattro o cinque persone a servire. Lo staff è educato, molto formale, impostato, senza voler dire che questo rappresenti un difetto. Ordino al bancone un Chinotto (Lurisia) e una piadina arrotolata con insalata di pollo, lime e coriandolo: costo al banco 2,50€ il chinotto, 2€ il tramezzino.

Alla signora in cassa chiedo il menù, lei me lo cede non senza resistenze e aggiunge: “Però me lo deve riportare”. “Si figuri – rispondo – mica glielo rubo”, e penso che in verità, per quello che devo fare, rapire il menù sarebbe l’ideale. Sulla copertina c’è scritto novembre 2010, dentro c’è veramente di tutto: oltre alla caffetteria più o meno standard troviamo una ricca scelta per il pranzo al “sacco”: panini mai banalmente assortiti, tipo: baccalà cipollotti e pomodorini arrosto o con lingua di vitello, poi tramezzini con vitello tonnato e valeriana oppure con gorgonzola sedano e mela, e ancora piadine arrotolate, focacce e fritti (il tutto tra i 3€ e i 4.50€, i prezzi del menù comprendono il servizio al tavolo).

Per chi volesse consumare un vero e proprio pasto c’è una scelta del giorno e la possibilità di avere piatti dall’adiacente ristorante, i prezzi variano dagli 8€ di Pasta e Patate ai 18€ per la tagliata di manzo, gateau di patate e broccoli.

Ci sono i dolci fatti in casa dal loro artigiano francese (si va più o meno dai 2€ per le crostatine, fino ai 4€ dei dolci più complessi) e la scelta dei vini al bicchiere è almeno di sei o sette bottiglie per bollicine, bianchi e rossi (dai 4€ fino ai 16€ al bicchiere, il più caro è il rosso Nuits de Saint Georges 2005, Domanie de Montille), tutti selezionati dal sommelier di casa Luca Boccoli.

Mentre mi aggiro per il locale, un ragazzo dello staff si avvicina e mi chiede il perché di taccuino e foto, gli rispondo che devo scrivere un pezzo per Dissapore, un paragone tra loro e Cristalli di Zucchero. “Cristalli di Zucchero! – esclama – sono loro a fornirci i cornetti, sono tra i migliori a Roma”. Io annuisco e approfitto del contatto per avere delucidazioni sui costi: un caffè al banco costa 0.80€ (1.50€ al tavolo), un cornetto 0.90 (1.50€ al tavolo), un tramezzino 2€ (3€ al tavolo). Per il resto, mi sembra di capire, c’è un ricarico di circa un euro in più per ogni cosa servita al tavolo. “Non scrivere male eh”, mi apostrofa uscendo, rispondo: “Certo che no” e penso, perché mai? in fondo la piadina era ottima, il servizio cortese, la scelta ampia.

Roma, ore 13.45, via Val Tellina 114
L’insegna è grande e bene in vista, si trova proprio sopra l’unica entrata del locale. Quella che, a detta di molti, è la migliore pasticceria di Roma, da diversi anni si è trasformata in un bar con gastronomia, senza alterare la qualità delle opere di Marco Rinella, chef pasticciere di Cristalli di Zucchero. I tavolini sono solo nel dehor: si tratta di un piccolo terrazzino che da sulla strada e del cortile affianco al palazzo. Fuori c’è una signora con il suo caffè che legge il giornale, una coppia di colleghi di lavoro intenti a controllare scartoffie e un gruppo di ragazzi coinvolti in animato dibattito calcistico. Siamo nel vecchio e diversamente popolare Monteverde, famoso quartiere della capitale.

Entro, c’è un lungo bancone pieno di dolci che prosegue ad angolo con la zona gastronomia e caffetteria. All’interno si può mangiare solo in piedi, decido quindi di uscire e accomodarmi fuori. E’ uno solo il giovane addetto ai tavoli, ha un fare educato, informale, per niente impostato, senza voler dire che questo rappresenti necessariamente un pregio. Chiedo il menù, lui mi fa presente che l’offerta è più ampia ed è possibile scegliere più facilmente al bancone, io ringrazio e ordino un chinotto (Lurisia) e un tramezzino con cotto S. Giovanni e crescenza (costo 5,70€: 2.50€ il tramezzino, 3.20€ il chinotto, prezzo con servizio).

Mentre aspetto, osservo il pezzo di carta arrotolato dentro ad una stuoia di legno che fa da lista, la scelta non è molto ampia: oltre alla caffetteria più o meno standard, c’è un elenco generale di snack salati: minicroissant, bottoncini, lieviti farciti, quiche, tramezzini, pizzette e finger food. Il costo varia da 1,50€ dei minicroissant ai 5€ delle quiche. Ci sono anche insalate dai 6€ ai 9€, credo dipenda dagli ingredienti per altro non specificati per nessuna delle proposte.

Non avendo informazioni sufficienti per la mia comparazione, termino il tramezzino (ottimo) ed entro a chiedere. Il ragazzo al bancone mi spiega che l’offerta varia di giorno in giorno, sono loro a preparare tutti gli snack e il ricarico rispetto al banco e di circa il 30% se si consuma al tavolo. Ne approfitto per fare altre domande. “Quanti vini avete?” , chiedo. “Una tipologia di bianco e una di rosso, due Prosecchi e uno Champagne, il Duval-Leroy a 10€ al bicchiere – poi aggiunge – noi lavoriamo principalmente con la pasticceria, per chi volesse pranzare velocemente o fare aperitivo abbiamo un’offerta che di certo non è ampia ma è basata su prodotti di alta qualità che variamo spesso”. Abbasso lo sguardo sull’espositore della gastronomia ed effettivamente sembra tutto molto buono: tramezzini mortadella e carciofo arrosto (2.50€, come al tavolo?), croissant salati con tartare di salmone (4€) e mini perline, ovvero bicchierini variamente assortiti (1,80€ a bicchierino).

“E il caffè quanto costa?” “0.90€ al banco. Il caffè servito al tavolo 1,30“. Mi rendo conto che c’è una leggera confusione con i prezzi, do per buona la questione del 30% come ricarico sul servizio e penso di capire che non viene sempre applicata, come per i tramezzini. Il ragazzo torna a servire, sta componendo un vassoio con un trionfo di dolci, non resisto e assaggio un divino mini-tiramisù (0.70€ ) poi saluto ed esco.

La sensazione principale è che Cristalli sia una grande pasticceria, tutto il resto è curato ma non centrale, un posto perfetto per il cioccolato caldo del pomeriggio o uno spuntino di ottima qualità.

Dicevamo che le opinioni e le preferenze spettano a voi.