Cose che sembrano CUCINARE tutti e che io, puah, mai e poi mai

Cose che sembrano CUCINARE tutti e che io, puah, mai e poi mai

Quando ho letto “Cose che sembrano piacere a tutti e che io, puah, mai e poi mai“, post su antipatie, incompatibilità e ripugnanze per le cose che mangiamo, mi sono subito chiesta tra indignazione e sano vittimismo di categoria: chi pensa a noi che cuciniamo? Evoco la par condicio, abbiamo anche noi i nostri disgusti, fastidi, ribrezzi.

Brucerò negli inferi, ma non costringetemi ad accendere i fornelli per le cose che tutti sembrano allegramente cucinare tranne me.

Dal mondo animale:
CERVELLO: è componente essenziale di un piatto simbolo della tradizione piemontese, il fritto misto, ma l’idea di: sezionare grovigli di materia grigia, gettare nell’olio bollente altrui neuroni e, infine, sbocconcellare garrula i pensieri di un vitello, per favore no. Non ce la posso fare, passo.

TRIPPA: se rifiuto l’idea di cucinare l’organo per cui passano i pensieri, di affrontare l’apparato dove scorre qualcos’altro non se ne parla nemmeno. Alzo le mani anche sulla trippa e, per emergenze tipo “cara, avrei una gran voglia di trippa” esistono le suocere, non dimentichiamolo.

TACCHINO (del rigraziamento o meno): non vivendo in America non sono costretta ad arrostire spropositati tacchini per aggiudicarmi il titolo di mogliettina devota. L’immagine di me che infilo mazzetti aromatici nel deretano di chicchessia, non rientra nella lista delle 10 fantasie erotiche che preferisco.

Dal mondo marino:
ASTICI E ARAGOSTE: niente mi ripugna, cotto o crudo che sia, sono disposta a maneggiare la qualunque, anche il famigerato fugu, ma non iscrivetemi al campionato del fai da te se c’è da bollire un’aragosta viva. Non sono ossessionata da pampsichismo o metempsicosi, ma probabilmente, per il resto dell’esistenza sarei perseguitata da urla immaginarie che nessuno strizzacervelli riuscirebbe a curare mai.

BACCALA’: alla veneziana, alla vicentina (inchino alla sacra confraternita), alla livornese, fritto in tempura o mantecato è una delizia sublime, ma avete una remota idea di cosa significa cucinarlo a casa? No? Allora ve lo spiego: baccalà e stoccafisso vanno in ammollo per un periodo variabile tra le 24 ore e un tempo x, durante il quale la casa profuma come un pozzetto intanto che viene scaricato, e se malauguratamente provate a metterlo fuori, nel vostro bel porticato, preparatevi a contendere il piatto con la comunità felina tutta. Non c’è appello, il baccalà si prende al ristorante o al massimo in pescheria, già bello e ammollato.

Dal mondo vegetale:
PURE’ IN BUSTA: “Sembra talco ma non è, serve a dare l’allegria!”. Le suggestioni pubblicitarie sono inutili, più che allegria è una tristezza infinita. Non servono immagini suggestive e confezioni patinate, neanche aiutarsi con (plasticosi) dadini di prosciutto può farmi cambiare idea sul puré di patate liofilizzato, MAI. Per non parlare di “rotolo della gioia“, che già basta Benedetta Parodi, figurarsi i suoi svolazzi lessicali.

PISELLINI IN SCATOLA: non sono capitolata prima, quando universitaria fuori sede con risibile budget mensile cenavo a base di toast e caffelatte o patatine e gingerino, figurarsi ora: mai cucinate verdure in scatola. Non mi tange la praticità del legume precotto, del fagiolino molle, dello spinacio aggrovigliato, piuttosto pane e cipolla.

Dal mondo glicemico:
MARS FRITTO: per quanto ti trovi simpatica, sexy e carismatica, cara (ex) giunonica Nigella Lawson, domestic Goddess e sogno proibito per stuoli di mangiatori, non mi convicerò mai, nemmeno sotto ipnosi, a impanare e friggere una barretta di cioccolato ripiena di malto, caramello e solodiosà cos’altro. Manco la curiosità. Ma manco di striscio.

PASTA DI ZUCCHERO: il coma glicemico indotto dalla lista degli ingredienti farebbe corrugare anche la pelle del viso immobile di Berlusconi. Eppure impazza tra i deliranti fan del cake design, in tivu a tutte le ore, nelle vetrine delle pasticcerie per hipster: pasta di zucchero non mi avrai, né forgiata a ninfea, né adorabilmente plasmata a topolino. Io non manderò mai in pre-pensionamento la cara, vecchia, demodè pasta di mandorle.

Augh, io ho detto. Incasserò il vostro sostegno? Mi maltratterete per questi disgusti ai fornelli? Attendo fiduciosa il verdetto, nel frattempo però distraetemi raccontando cosa, tra ingredienti e ricette, vi rifiutate categoricamente di cucinare.

[Crediti | Link: Dissapore]