Sì, ma cos’è precisamente la Festa a Vico?

Sì, ma cos’è precisamente la Festa a Vico?

Mentre all’Università della pizza di Vico Equense sono in corso le battute finali di questa edizione di Festa a Vico 2012, l’inevitabile riflessione a caldo mi fa compagnia sull’autostrada del Sole. Nel complesso, bella. I luoghi strepitosi, le persone accoglienti, lo chef anfitrione Gennaro Esposito in gran forma e il pubblico come sempre, tra il divertito, l’entusiasta e il lamentoso, direi niente di nuovo.

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Potrei raccontarvi della serata dedicata agli chef emergenti, quella che ha driblato la pioggia in un lunedì adombrato dal lutto nazionale, senza musica, senza balli né canti ma con lo spirito combattivo di chi ha messo parte degli incassi a disposizione dei terremotati.

E combattivi erano i piatti che i giovani cuochi hanno dedicato alla fine del mondo, tema della Festa, piatti golosi e spesso poco delicati, perché tanto prima di morire, della salute, chissenefrega. E allora palle fritte, polpette fritte, mozzarelle fritte, provole fritte e tanti gadget come il Meta-Box con frutta disidratata, caramello e crema di foie gras di Roy Caceres del Metamorfosi di Roma, o il Barattolo di vetro con granita, cozze e fumo dello chef più esposto del momento, il giovane Lorenzo Cogo di El Coq.

E potrei pure rivelarvi un bel colpo di fulmine, come la Carota di Damiano Donati del ristorante Serendepico di Lucca che mi ha conquistata più degli altri, dei bellissimi colori nel piatto di Rossana Marziale de Le Colonne a Caserta, e di un’acidità accattivante scoperta ne L’insalata di riso di Luigi Nastri, chef di Settembrini a Roma.

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Oppure potrei descrivere l’atmosfera di ieri, martedì, quando abbiamo reso omaggio ai nostri grandi cuochi impilandoci l’uno sull’altro davanti a banchetti di 15 centimetri per acchiappare il piatto.

Potrei dirvi dei gesti bellissimi che Pier Giorgio Parini del Povero Diavolo di Torriana (Rimini) ha dedicato al suo piatto di carote, rape, semi e dragoncello (foto in alto), o della tavolozza di colori che illuminava la piccola lasagna di Moreno Cedroni.

Potremmo spendere più di qualche minuto sul piatto de Il luogo di Aimo e Nadia, una Tartare con farina di ceci tostata e mostarda di pomodoro, sulla trippa di Antonino Cannavacciuolo, e pure sulla Salsiccia di vitella bollita su crema di patate e porri con spuma di senape di Karl Baumgartner, ristorante Schöneck

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Potrei dirvi quello che mi è piaciuto, quello che non mi è piaciuto, chi c’era, chi non c’era, chi ha ballato o chi è rimasto in disparte. Potrei insistere sui difetti e pregi della macchina organizzativa, l’invadenza di qualche sponsor, le amicizie, gli incontri, le discussioni, ma vi dirò solo questo.

E’ una festa, Festa a Vico, che serve per raccogliere fondi che ogni anno consentono all’ospedale Santobono di Napoli di acquistare macchinari fondamentali per la cura dei pazienti, consente alla Caritas di Vico Equense di portare avanti progetti di sostegno per chi ne ha bisogno e, quest’anno, ha consentito di aiutare anche i terremotati dell’Emilia.

Se c’è un modo migliore per far Festa, fatemelo sapere.