Paste dolci. Felicità? Me ne fa mezz’etto

Paste dolci. Felicità? Me ne fa mezz’etto

Archiviato il cupcake, decretata la decadenza anche del macaron che cosa ci rimane? Ecco che, come spesso accade, ripescando nel passato si trovano vecchi, ma sempreverdi, e riscopribili sapori: le paste (o pasticcini) della tradizione italiana, antichi, demodè, rassicuranti e soprattutto indiscutibilmente bbbuoni.

A me accade sempre la stessa cosa: entro nella pasticceria di fiducia, quella da cui la mia famiglia si rifornisce da 50 anni (quindi da lustri e lustri prima della mia venuta al mondo!), con la ferma intenzione di comprare una torta (‘che si sa, non c’è occasione speciale, avvenimento o festa comandata che non esiga il dolce) e alla fine mi lascio risucchiare dalla vetrina dei pasticcini, infami tentatori che occhieggiano dai vassoi.

Ognuno ha il suo preferito e ogni regione ha i suoi cavalli di battaglia, ma il mio vassio perfetto deve contemplare la presenza di almeno questi 10:

Bignè

BIGNE’.
Al cioccolato, alla crema pasticcera, alla panna. Ma anche alla nocciola o allo zabaione. Il bignè è il sindaco del cabaret e non può proprio mancare. Così tronfio e pieno di sé, ha una scorza ruvida, ma, anche se non gli piace darlo a vedere, ha un cuore d’oro e al primo morso è pronto a prodigarsi in tutta la sua generosità di creme evasive (nel senso che hanno la tendenza ad evadere dall’involucro). È la pasta preferita di chi va dritto al punto, senza troppi giri di parole.

salame, cioccolato, pasta

SALAME DI CIOCCOLATO.
Aristocratico, inglese, abitudinario ed essenziale. Non ha segreti e da lui ci si aspetti esattamente quello che sembra, dentro e fuori. Pochi fronzoli per un tronchetto burroso che si scioglie appena tocca il palato. Lo scelse il principe Williams per il buffet del suo matrimonio.

bomba, paste

BOMBA.
Non so se in altre regioni abbia un altro nome, ma io l’ho sempre sentita chiamare così. E mai nome fu più adeguato per questa esplosione nucleare di sfoglia, crema di burro montata, arisfogla e zucchero a velo. Per gustare seriamente il più dispettoso dei pasticcini è indispensabile una certa intimità, essere dotati di piattino e salvietta (più di una possibilmente), non temere lo sbrodolamento e, se si è dotati di baffi e/o barba, rassegnarsi a portarsi dietro lo zucchero a velo fino alla prossima doccia. Solo per chi ama il rischio.

diplomatico, pasta

ZUPPA INGLESE O DIPLOMATICO.
Se il bignè è il sindaco, lei è la first lady. Discreta, delicata, condiscendente, arrendevole, alcolica quel poco che basta. Tre i suoi componenti fondamentali: sfoglia, pan di spagna inzuppato di liquore, crema pasticcera. Quando, nell’imbarazzo della scelta, non si sappia cosa scegliere, lei è una certezza. Piace a tutti.

saponetta, paste

SAPONETTA.
La mia preferita defininitely. Morbida, profumata di mandorla, scivolosa e arrendevole. Piacere supremo che finisce seempre troppo in fretta. Orgasmica.

francesina, paste

FRANCESINA.
Queste pastine se la tirano un po’: sarà il nome esterofilo, sarà la compostezza patinata del superficiale strato di glassa al cioccolato, non so, mi sembrano poco inclini a concedersi. Nella croccantezza dei loro strati se ne stanno composte in fila e aspettano un buon partito disposto a conquistarle. Per molti ma non per tutti.

Cannoncini, canoli

CANNONCINO.
Sfoglia, crema, stop. Disarmanti ed esasperanti nella loro semplicità. Buoni solo se le due uniche componenti sono eccellenti: la pasta sfoglia profumata di burro deve sciogliersi senza lasciare la lingua patinata e la crema pasticcera deve sapere di uova fresche. Per me una vera e propria madeleine proustiana, dal momento che questo è stato il primo pasticcino nel quale ho affogato il ditino cicciotto al compimento di 1 anno di età.

dischetti, paste

DISCHETTO.
Il bisnonno di quella nidiata di biscotti double ripieni di cremina e comunemente venduti in tubo (si può dire Ringo, Oreo e parenti meno illustri?). Solo che qui, invece che grassi di dubbia provenienza, tra i due biscottoni di frolla sincera c’è crema di burro dolce, semplice o al cioccolato. Per assaporarli a pieno è necessario seguire un iter ben preciso: separazione dei due dischi, leccamento del ripieno, infine sgranocchiamento dei biscotti. Altre metodologie non sono contemplate: tutto il resto è noia. Solo per che sa attenersi alle regole.

cestini, frutta, paste

CESTINO ALLA FRUTTA.
Bello come il sole, fosse anche solo per regalare colore al vassoio, lui ci deve essere. La sua scelta implica un’ulteriore scelta, quella del tipo di frutta: quelli che l’uva no perché ha i semini, quelli che il kiwi è troppo acido, quelli che il mandarino non mi piace. Per fortuna arrivano sempre in soccorso le fragole che, allergie permettendo, mettono d’accordo tutti. Questo gioiellino è la scelta prediletta dagli esteti.

meringhe, paste

MERINGA.
E alla fine arriva Lei. Come trovare le parole? Le meringhe se ne stanno li, apparentemente innoque, languide e immacolate. Questi capolavori sono Lolite tutte pizzi e trine vaporose, insidiose e pettegole. Irresistibili. Al loro cospetto arrendetevi e lasciatevi volentieri disarmare senza tentare di opporre resistenza. Il loro assaggio lascia storditi e sgomenti, incapaci di articolare suono. Un puff! E si può morire felici.

E adesso ditemi, cari dissaporiani, mica avrò tralasciato proprio la vostra pasta o pasticcino prediletto, vero? Forse dalle vostre parti si trovano cose non contemplate nel mio assortimento? Raccontate, ma occhio alle bave sulla tastiera, ‘che non è bello…

[Crediti | Link: Menu Turistico Foto copertina: Luxirare, altre foto: Rossella Bragagnolo]