50 Best Restaurants 2019: chi è José Andrés, lo chef “più iconico” dell’anno

50 Best Restaurants 2019: chi è José Andrés, lo chef “più iconico” dell’anno

È Jose Andrés (José Ramón Andrés Puerta) lo chef più iconico dell’anno secondo la 50 Best Restaurants 2019, che ha appena assegnato allo chef spagnolo l’American Express Icon Award 2019, premio attribuito ogni anno a personalità in grado di distinguersi nel mondo della ristorazione al punto di diventare icone culinarie.

Formatosi negli anni Ottanta insieme ai fratelli Adrià a elBulli, in poco tempo Andrés è partito negli Stati Uniti, alla ricerca del sogno americano. Ha iniziato a lavorare nelle cucine di Manhattan, imparando ad adattare la sua cucina allo stile e al palato degli americani e insegnando loro la cucina europea e quella spagnola in particolare, al punto da essere oggi considerato l’uomo che ha portato le tapas in America.

Cuoco, ma anche imprenditore, José Andrés ha poi messo in piedi una catena di fornitura di prodotti tipici della cucina spagnola, come il jamón ibérico , il manchego, il chorizo ​​e la paprika affumicata. Ventisei anni fa, ha preso il timone del suo primo ristorante, Jaleo , a Washington DC. Oggi, il suo ThinkFoodGroup conta più di 30 punti di ristoro, che vanno dall’intimo Minibar (due stelle Michelin a Washington DC) al food truck Pepe, dal confine messicano a Las Vegas e New York.  Tanti ristoranti diversi, un solo obiettivo: spingere i confini della cucina spagnola contemporanea.

Ma c’è un altro motivo per cui Andrés merita di essere un’icona, ed è il suo lavoro umanitario. Da sempre, nella sua carriera, si è messo a disposizione dei più sfortunati, lavorando come volontario nelle mense o aderendo a progetti come  Share Our Strength , un’iniziativa per dare lezioni di cucina alle comunità povere di New York. Insomma, un punto fermo nella vita dello chef spagnolo è sempre stato quello di trasformare il cibo e la cucina in un messaggio di speranza, in un segnale positivo. In ultimo, lo ha dimostrato con la World Central Kitchen, un’organizzazione senza scopo di lucro creata in collaborazione con altri chef, che punta a portare aiuti umanitari dove ce n’è più bisogno.
“In qualità di chef, il nostro lavoro in cucina è in grado di migliorare la salute, aumentare i tassi di istruzione, fornire competenze professionali e creare imprese redditizzie”. Non solo un impegno simbolico: José Andrés non è uno che si tira indietro, e di recente si è recato a Porto Rico sulla scia dell’uragano Maria per fornire pasti caldi a decine di migliaia di sopravvissuti locali sfollati, oppure a Houston dopo le tempeste, o ancora in California per nutrire i residenti che hanno perso le loro case per gli incendi.

Tutti motivi per cui, secondo la 50 Best, “non c’è chef più meritevole di vincere questo premio”. E, come già avevamo detto in occasione del premio per la migliore chef donna (andato a Daniela Soto-Innes, chef di origine messicana), la 50 Best sceglie ancora una volta di premiare un esempio dell’immigrazione di successo in America, e lo fa proprio nell’America di Donald Trump, che proprio contro quell’immigrazione vorrebbe tirare su dei muri. Un segnale importante e significativo, che iniziamo a pensare non sia più tanto casuale.

[Fonte: 50 Best Restaurants]