Mentre in Italia il lavoro dei rider prevede dei bonus (per quanto piccoli) in caso caldo estremo o addirittura, come nella regione Lazio, è vietato in determinate fasce orarie in cui il calore è davvero insostenibile, sembra che a Hong Kong l’attività dei fattorini delle app di delivery non si fermi nemmeno di fronte a un uragano, causando l’infortunio di un rider.
Una vicenda che, fortunatamente, non è rimasta impunita, con la piattaforma Foodpanda, di proprietà della tedesca Delivery Hero e operativa in Asia, che ha rimediato una multa di oltre 1,3 milioni di dollari di Hong Kong, poco più di 140 mila euro e ha dovuto corrispondere un risarcimento al lavoratore.
Noi però continuiamo a chiederci se chi ha la brillante idea di ordinare un panino (o una poké bowl, o una barretta Dubai Chocolate per quello che conta) mentre fuori sono già stati diffusi gli allarmi per il tifone, e se anche questo genio non abbia un po’ di responsabilità.
La consegna durante la tempesta
L’incidente risale al 18 agosto 2020, quando Farooq Ahmed Khan, un rider di 53 anni, stava lavorando durante una tempesta tropicale. Dopo aver completato il suo ultimo ordine, circa 18 minuti dopo l’emissione del segnale di allarme tifone livello 8, Khan è stato sbalzato dalla sua moto da una forte raffica di vento mentre tornava a casa, subendo lesioni alla schiena, al ginocchio destro e alle dita della mano destra, che hanno richiesto 785 giorni di congedo per malattia.
La difesa di Foodpanda ha sostenuto di aver avvertito i rider del peggioramento del tempo e che questi erano liberi di continuare a prendere ordini “a proprio rischio”: una posizione che non ha convinto il giudice supplente dell’Alta Corte, Andrew Li Shu-yuk, che ha respinto l’argomentazione definendola “totalmente in malafede”. Il giudice ha sottolineato come l’azienda ponesse i suoi lavoratori sotto forte pressione per accettare lavori anche in condizioni di maltempo, poiché “sia il reddito dei rider sia la loro valutazione delle prestazioni dipendono da quanti ordini sono in grado di prendere e soddisfare”.
Secondo il tribunale, Foodpanda è venuta meno al suo dovere di garantire la sicurezza dell’operatore, previsto anche dal contratto di lavoro e dalle leggi locali. La sentenza ha stabilito che era stata proprio l’azienda a mettere il rider “e i suoi colleghi in una situazione pericolosa, facendoli lavorare anche dopo l’emissione del segnale T8, poiché dovevano evadere tutti gli ordini rimanenti che avevano accettato pochi istanti prima che il segnale fosse emesso”.
La corte ha quindi ritenuto Foodpanda responsabile all’80% dell’incidente, attribuendo al rider il restante 20% per concorso di colpa, stabilendo per Khan un risarcimento di 2,7 milioni di dollari di Hong Kong, circa 300 mila euro. Giustizia sembra fatta, ma una questione etica resta, ed è tutta dalla parte dei consumatori: perché se le aziende non sembrano fare granché per migliorare le situazione lavorativa dei propri rider, quando le condizioni le condizioni meteo sembrano impossibili, è chi gode della comodità delle app a dover meditare sulle proprie scelte.