A Londra vietato l’ingresso ai rider negli appartamenti di lusso: è l’inizio di un trend?

Niente food delivery se i rider sono immigrati irregolari. Peccato che l'accusa sia falsa, ma intanto le conseguenze si fanno sentire.

A Londra vietato l’ingresso ai rider negli appartamenti di lusso: è l’inizio di un trend?

Rinunciare al cibo portato a casa oggi, nella società post pandemica sempre più individualista, sembra una decisione fuori dal mondo. Eppure succede, ma non per i motivi etici di sfruttamento dei dipendenti a livello di paga e condizioni di lavoro che ci si potrebbe aspettare. A Londra i residenti di alcuni appartamenti di lusso hanno deciso di vietare l’ingresso ai rider. Potenzialmente, dice la società di management, potrebbe trattarsi di immigrati irregolari. Le principali piattaforme di food delivery smentiscono categoricamente, ma ormai il danno è fatto. E si teme che la percezione possa allargarsi a macchia d’olio, diventando un trend.

Fine della corsa

rider

Canary Wharf a Londra è uno dei complessi più moderni e lussuosi della metropoli inglese. Vetro e grattacieli residenziali ospitano ristoranti, gallerie d’arte e naturalmente appartamenti a sei zeri. Fra le luci abbaglianti della ricchezza spensierata però c’è un cono d’ombra, almeno secondo chi ci abita. Si tratta dell’hotel Britannia, dove da qualche tempo vengono ospitati richiedenti asilo e migranti senza documenti.

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Proprio nell’ultimo periodo il Britannia è stato teatro di proteste, fomentate in larga parte da gruppi di estrema destra. Il messaggio è chiaro: qui non vi vogliamo. A seguito di queste manifestazioni, un sentimento di disagio ha cominciato a serpeggiare fra i residenti delle zone adiacenti. E se questi clandestini ci suonassero alla porta? Peggio: se i rider stessi fossero clandestini? Come riconoscerli e come evitare potenziali pericoli?

Gli incidenti del resto non sono mancati. Secondo la società di management Parkgate Aspen, alcuni rider hanno urinato negli androni e ci sono stati botta e risposta accesi, al limite del litigio, con alcuni clienti. Da qui la palla al balzo: vietiamo l’ingresso a tutti i rider di Deliveroo, Just Eat e Uber Eats. Rimane libero invece l’accesso ai dipendenti di Ocado e Tesco con servizio di spesa (non pasti) a casa, percepiti come “in regola” e più “qualificati” rispetto agli altri.

Sentimento anti-migranti

Just Eat rider

La replica è arrivata immediata e piccata dalle piattaforme interessate. L’accusa di assumere lavoratori irregolari è grave e infamante. Una per una citano “tolleranza zero” e rispetto di “standard e requisiti” nell’assunzione di personale. Uber Eats addirittura sostiene di utilizzare “tecnologia di verifica dell’identità all’avanguardia” per fugare ogni dubbio rispetto alla legalità. Insomma: questi rider non sono clandestini.

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Prove e dichiarazioni non sono servite. Poco o nulla serve di fronte a razzismo e xenofobia, alla percezione che anche chi svolge i lavori più umili (che, diciamocelo, nessun altro sarebbe disposto a fare) possa essere un pericolo. Anche perché: proviamo a immaginare che a pedalare sotto il sole cocente, diluvio o ghiaccio ci sia qualcuno con la pelle diversa, mmmm diciamo molto più simile al latte che al cioccolato. Difficile vero?

Qualcuno non è d’accordo con la decisione. “Penso che il divieto dimostri l’effetto domino pernicioso dell’isteria anti-rifugiati, e quanto sia facile per le autorità di approfittare delle provocazioni per intensificare le tensioni” dice un residente. Peccato che la macchina di amplificazione da parte dei gruppi conservatori e di destra sia molto più veloce dei ragionamenti a mente lucida. Così nascono convinzioni malevole e capziose. Così nascono trend di rigetto e chiusura che rischiano di mettere in crisi un sistema che sì, andrebbe rivisto. Ma per tutte le ragioni sbagliate.