Acqua Sant’Anna: a processo il presidente per il post di un dipendente

A Cuneo il presidente dell'Acqua Sant'Anna dovrà andare a processo a causa del post di un dipendente: la rivale Eva di Paesana ha sporto denuncia per diffamazione.

Acqua Sant’Anna: a processo il presidente per il post di un dipendente

A Cuneo, in Piemonte, due colossi del settore dell’acqua sono finiti in tribunale. In pratica il 22 settembre prossimo venturo, Acqua Sant’Anna dovrà presentarsi in tribunale a processo per rispondere delle accuse di diffamazione da parte della rivale di sempre, l’Acqua Eva di Paesana. La causa scatenante pare che sia stato il post di un dipendente dell’acqua Sant’Anna accusato di diffamazione, cosa che ha trascinato in tribunale non solo il suddetto dipendente, ma anche il presidente e amministratore delegato di acqua Sant’Anna, Alberto Bertone e il direttore commerciale, Luca Cheri.

Acqua Sant’Anna vs Eva di Paesana: il processo per diffamazione

 

Quello che è successo è questo. Davide Moscato, un ex dipendente di una società controllata da Acqua Sant’Anna, nel 2018 aveva pubblicato un post sul sito www.mercatoalimentare.net dove, secondo l’accusa, veniva fornita un’informazione falsa. Moscato nel post aveva sostenuto che Fonti Alta Valle Po, l’imbottigliatrice dell’acqua Eva, fosse di proprietà della catena tedesca di supermercati Lidl.

Secondo Moscato, dunque, Acqua Eva avrebbe commercializzato la sua acqua “in regime di concorrenza sleale dovuta a conflitti di interessi”. Cosa non vera, solo che la notizia, secondo quanto riferito da Acqua Eva, aveva avuto una notevole risonanza nel settore, tanto da annullare una trattativa di vendita che era in corso con la Red Circle Investments di Renzo Rosso.

All’epoca il responsabile di Coop Italia aveva chiesto spiegazioni, ma Acqua Eva aveva subito sottolineato che si trattava di una notizia falsa. Nonostante la subitanea smentita, però, secondo Acqua Eva ormai il danno commerciale era stato fatto.

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Da lì erano così partite delle indagini che avevano evidenziato come, dietro al blog e alla news in questione, ci fosse Davide Moscato, un 26enne originario di Moncalieri che, proprio nel 2018, era stato assunto da Mia Beverage, una società controllata da Sant’Anna e che si occupava di marketing e siti web.

La pista degli inquirenti puntava sul fatto che Sant’Anna avesse voluto indebolire Acqua Eva, in modo poi da comprarla più facilmente. Secondo l’indagine, infatti, Moscato non avrebbe agito da solo.

L’ormai ex dipendente avrebbe deciso di far uscire la notizia insieme al direttore commerciale Cheri. Bertone, invece, non avrebbe, a quanto pare, avuto un ruolo effettivo nella vicenda, ma è rimasto impigliato nella questione legale per via della sua posizione.

Moscato, effettivamente, aveva spiegato che il testo da pubblicare gli era stato fornito dallo stesso Cheri. Quando era arrivata poi la diffida di Acqua Eva, ecco che l’articolo era stato rimosso, ma ormai la causa era andata avanti.

Nel frattempo Moscato era stato trasferito dal settore marketing ai magazzini come spedizioniere, ma si era poi licenziato. L’avvocato di Moscato ha chiesto per il suo assistito un periodo di lavori socialmente utili in modo da estinguere il reato commesso. Bertone e Cheri, invece, dovranno andare avanti col processo: toccherà ora a loro dimostrare che quella fake news non ha creato danni economici all’azienda rivale.

Aggiornamento

Ci è stato segnalato un articolo de La Stampa dove Davide Moscato ha raccontato la vicenda. Per il post pubblicato nel 2018, gli inquirenti lo hanno sentito per la prima volta il 25 settembre 2020. Confermata l’assunzione in Mia Beverage per curare il marketing online, dopo aver conosciuto Alberto Bertone nel 2017, ecco che Moscato all’epoca dichiarò di aver ricevuto pressioni sia da Chieri che da Bertone per creare un sito apposito e scrivere l’articolo “diffamatorio” oggetto dell’indagine.

Tali dichiarazioni sarebbero state confermate dall’analisi dei tabulati telefonici e da chat presenti sul cellulare di Moscato. L’ex dipendente parlava di pressioni subite. Moscato aveva poi dichiarato, come detto prima, che il testo dell’articolo gli era stato dettato direttamente da Chieri. Dopo l’uscita dell’articolo e il crollo degli ordini, ecco che Moscato aveva chiesto a Chieri se doveva rimuovere il post, ma gli era stato detto di no.

La rimozione è avvenuta dopo la diffida ricevuta del 15 giugno 2018. Dopo aver tolto il post, Moscato è stato prima rimproverato e poi trasferito in un magazzino di Beinasco: doveva occuparsi dei bancali di acqua per le spedizione. Dopo di che, si è licenziato.