Dove vanno a finire i fondi pubblici per l’agricoltura? Una bella domanda – soprattutto quanto consideriamo che, dati alla mano, l’Italia è di fatto il primo Paese in Europa per la mole e la quantità di aiuti stanziati verso questo particolare settore. Stando a quanto emerso dalle oltre 1500 pagine di ordinanza redatte per l’operazione contro il clan camorrista Sangermano, operante nell’agro nolano e in parte della provincia di Caserta, i malavitosi erano soliti mettere le mani sui soldi erogati dalla Comunità europea acquistando boschi – anche, perché no, sottoposti alla tutela paesaggistica – per poi distruggerli e ricavarne insospettabili campi coltivati.
L’intero stratagemma è di fatto stato ricostruito dagli inquirenti, che hanno scoperto come una serie di personaggi legati al clan acquistasse a un prezzo sensibilmente superiore a quello di mercato terreni nelle zone tra Mignano Monte Lungo, Conca della Campania e in varie altre località dell’Alto Casertano; grazie anche alla connivenza del commercialista Clemente Nuto.
Come accennato gli indagati avrebbero poi proceduto con le operazioni (naturalmente illecite) di estirpazione e disboscamento, sostituendo la vegetazione autoctona con piantagioni di noccioleti o altre colture. “Successivamente poi, per quegli stessi terreni” si legge nel rapporto redatto dal gip “gli stessi indagati avviano la procedura per accedere ai finanziamenti a fondo perduto e ai contributi agevolati rivolti al settore dell’agricoltura. Infatti è proprio Nicola (Sangermano, ndr) a dire al suo interlocutore che in quei terreni, il fratello Agostino sta facendo tagliare il “bosco” mediante un escavatore poiché deve poi piantarvi noccioleti”.