Agricoltura intensiva: è la causa della riduzione degli uccelli in Europa, lo dice uno studio

Secondo un nuovo studio, se nei cieli dell'Europa vediamo meno uccelli è tutta colpa dell'agricoltura intensiva. Ecco il perché

Agricoltura intensiva: è la causa della riduzione degli uccelli in Europa, lo dice uno studio

Secondo uno studio recente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, il motivo per cui nei cieli dell’Europa e del Regno Unito vediamo meno uccelli è semplice: è tutta colpa dell’agricoltura intensiva, con il suo uso smodato di pesticidi e fertilizzanti.

Perché l’agricoltura intensiva riduce il numero di uccelli nei cieli?

 

agricoltura

Rispetto a una generazione fa, ci sono circa 550 milioni di uccelli in meno in Europa. Così un team di 50 ricercatori ha analizzato i dati provenienti da 28 paesi negli ultimi 40 anni e ha scoperto che la causa di questa riduzione drastica del numero dei volatili europei è imputabile all’agricoltura intensiva. Inoltre, se è vero che tutte le specie di uccelli selvatici sono state interessate da tale calo, ecco che in quelle che popolano i terreni agricoli la riduzione è stata più significativa.

Maggiormente colpiti sono rondoni, ballerine gialle e pigliamosche maculati, tutti uccelli che si nutrono di insetti. Lo studio in questione si è concentrato su come 170 specie di uccelli siano state influenzate da:

  • agricoltura intensiva
  • riduzione delle foreste
  • urbanizzazione
  • crisi climatica

Si è così visto che le specie di volatili che vivono in prossimità dei terreni agricoli hanno subito il declino più rapido, con una riduzione del 56,8%. Il numero di uccelli che vivono in città, invece, è diminuito del 27,8%, mentre per gli uccelli che vivono nei boschi il calo è stato del 17,7%.

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Tuttavia in tutti i contesti l’agricoltura intensiva è stata segnalata come uno dei principali fattori di declino. L’uso di pesticidi, infatti, riduce il numero di insetti e, di conseguenza, si crea una cascata in senso negativo lungo tutta la catena alimentare.

Secondo Richard Gregory, uno degli autori principali dello studio e scienziato che si occupa della conservazione delle specie presso l’RSPB, si parla di “perdite enormi”.

Il secondo fattore più importante che ha contribuito alla riduzione del numero di uccelli è l’urbanizzazione, seguito poi dal cambiamento climatico.

A proposito dei cambiamenti climatici, l’aumento delle temperature ha provocato la perdita del 39,7% delle specie di uccelli settentrionali che preferiscono il freddo. Idem dicasi per le specie meridionali che preferiscono il caldo: qui il calo è stato del 17,1%. In questo specifico caso, se è vero che il cambiamento di temperatura può portare ad un aumento dell’habitat di distribuzione, ecco che per alcune specie, fra cui quelle che amano il freddo, questo cambiamento di temperatura unito all’urbanizzazione eccessiva crea un doppio problema che va ad agire direttamente sui loro cicli annuali.