Agroalimentare, l’export continua a correre nonostante la crisi: +18% su base annua

Nonostante le complicazioni della crisi in corso l'export dell'agroalimentare italiano continua a correre.

Agroalimentare, l’export continua a correre nonostante la crisi: +18% su base annua

Bollette impazzite, costi di produzione alle stelle e la sempre più definita ombra di una recessione su scala globale non bastano a frenare la corsa dell’agroalimentare italiano sui mercati esteri: secondo il più recente rapporto redatto dall’Ismea, intitolato La Bilancia dell’agroalimentare italiano, l’export delle derrate alimentari del nostro caro vecchio Stivale ha chiuso i primi sette mesi dell’anno in corso generando introiti complessivi per 34,5 miliardi di euro, validi di fatto un incremento del 18% sullo stesso periodo dello scorso anno.

Frutta e verdura

Una tendenza innegabilmente positiva che trova radici solide nel lavoro intrapreso nel corso del 2021, che di fatto ha portato a chiudere l’anno con il raggiungimento dello storico traguardo di 52 miliardi di euro: nel contesto del 2022, macchiato dall’esacerbarsi dei dubbi e dai timori dell’anno passato, è per di più importante notare come, nonostante l’evidente spinta inflattiva, anche i flussi in volume siano cresciuti notevolmente. L’unica eccezione, in realtà, è rappresentata dal comparto della frutta fresca e trasformata, che per l’appunto evidenzia una riduzione dell’export anche in valore dello 0,5% a causa delle flessioni registrate da mele, kiwi e nocciole sgusciate. Considerando invece il flusso complessivo di esportazioni, l’Italia ha messo ha segno una cresciuta a due cifre sia n ambito Ue (+21% nel primo semestre del 2022) che presso i Paesi terzi (+16%); con Germania (11%), Stati Uniti (21%) e Francia (18%) che si confermano come “migliori amici”.

Ottima anche la performance nel Regno Unito (+19%), quarta destinazione per importanza; e il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso Cina e Giappone. In conclusione, il rapporto indica un saldo della bilancia commerciale in negativo (-381 milioni di euro) a causa della spinta dei rincari delle materie prime agricole; ma sottolinea come l’andamento complessivamente positivo delle importazioni sia una “spia della  buona tenuta dell’attività di trasformazione nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane“.