Agroalimentare, l’export segna un nuovo record in valore (52 mlrd), ma il futuro è complesso

L'agroalimentare italiano ha raggiunto, nel 2021, il record storico di valore di 52 miliardi di euro - il futuro, però, rimane complesso.

Agroalimentare, l’export segna un nuovo record in valore (52 mlrd), ma il futuro è complesso

Non è difficile immaginare che la filiera dell’agroalimentare italiano (così come probabilmente quella del mondo intero) si stia incamminando verso un futuro relativamente incerto e carico di complessità: basti pensare alle più recenti conseguenze dello scoppio della guerra in Ucraina, come il brusco aumento dei costi di produzione e l’imposizione di blocchi all’export dei fertilizzanti, che di fatto ha proiettato il loro prezzo verso una crescita del 30%. In questo contesto, tuttavia, è importante essere consapevoli che lo Stivale può fare affidamento su fattori di competitività non indifferenti – come il recente record dell’export in valore.

export

Nel corso del 2021, infatti, le esportazioni agroalimentari hanno raggiunto il massimo storico di 52 miliardi di euro in valore, e i primi tre mesi dell’anno corrente stanno continuando su questa scia positiva fornendo una base solida su cui operare: occorrerà, in questo contesto, continuare a intensificare i rapporti di filiera e investire in capitale umano e innovazioni per contrastare l’imperversare della crisi climatica. Questa è la lettura proposta dall’ultima analisi redatta dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, che di fatto traccia un quadro relativamente positivo sulla salute del settore in questione – anche se occorrerà affrontare le sfide del futuro con cognizione di causa.

Tra gli altri fattori di competitività citati in apertura, l’analisi segnala anche la forza degli stessi territori: sei Regioni italiane (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia, Puglia e Campania) sono tra le prime 15 in Europa a maggior valore aggiunto nel comparto agricolo; mentre l’Italia tutta spicca sul resto del mondo nell’ambito della diversificazione e biodiversità, con il 75% del vigneto nazionale coperto da oltre 80 vitigni, numero di gran lunga superiore rispetto ai due principali competitor, Francia e Spagna, che di fatto ne contano meno di 15. Importante, in questo contesto, valutare anche il numero di certificazioni Dop e Igp del Bel Paese: ben 876, con il secondo posto occupato dalla Francia (750).