Alghero, i blogger pescatori di frodo ammettono la loro responsabilità: “Siamo mortificati”

I due blogger accusati di pesca di frodo hanno ammesso la loro responsabilità agli agenti del Corpo Forestale di Alghero.

Alghero, i blogger pescatori di frodo ammettono la loro responsabilità: “Siamo mortificati”

Insomma, vien da dire che ammettere la propria responsabilità quando, di fatto, gli illeciti di cui si è sospettati sono stati filmati e condivisi su internet sia il minimo. Ci stiamo riferendo a quanto capitato negli scorsi giorni in quel di Alghero, dove due blogger originari di Rimini hanno pensato bene di riprendersi con i propri telefonini mentre pescavano in acque proibite e vendevano poi il pescato a un ristorante locale: il video, poi postato sui canali social dei due ragazzi, ha ovviamente attirato l’attenzione delle forze dell’ordine che sono riusciti a risalire senza troppi problemi all’identità dei due provetti pescatori di frodo.

pesca

I ragazzi si sono presentati nella giornata di ieri, giovedì 1 settembre, nella sede operativa navale del Corpo Forestale di Alghero e hanno ammesso la loro piena responsabilità, pur spiegando che non sapevano di avere pescato in un’area marina protetta. Ora, vero che la legge non ammette ignoranza, ma dalla confessione dei due emerge un chiaro sentore di pentimento – tanto che loro stessi hanno dichiarato di essere mortificati da quanto successo. Nei prossimi giorni si troveranno a rispondere davanti a un giudice del reato di violazione della Legge 394 del 1991 che disciplina la protezione dell’ambiente marino; mentre il ristoratore algherese che ha acquistato il pescato rischia una denuncia per ricettazione o una sanzione amministrativa relativa alla mancata tracciabilità del pescato.

“La pesca di frodo arreca un’inammissibile danno ambientale al patrimonio biologico dell’area marina protetta” ha spiegato il comandante del Corpo forestale provinciale, Giancarlo Muntoni. “Quello dei due blogger è un atto che ha ricevuto la condanna unanime del mondo dei social, ma i processi si fanno nelle aule giudiziarie e devono essere respinti tutti quei commenti che sanno di minacce più o meno velate nei confronti dei due ragazzi”.