Per un Paese che ama crogiolarsi nella gloria del cosiddetto “buon mangiare”, un mito che poggia sulle solide basi della dieta che, a tutti gli effetti, è stata premiata come la migliore per il sesto anno consecutivo, bisogna ammettere che abbiamo un problema piuttosto ingombrante con l‘alimentazione dei più giovani. Ingombrante ma stranamente silenzioso, badate: se non fossimo troppo maliziosi potremmo avere l’impressione che il mito del “buon mangiare” vi abbia steso sopra un sudario soffocante, una grossolana illusione per convincerci che no, non è possibile che un bambino su tre, di età compresa tra i 3 e i 5 anni, sia affetto da obesità infantile. Il problema persiste ed è ben radicato anche nei più grandicelli, però; con problemi al fegato che si fanno sempre più comuni.
L’alimentazione nei ragazzi: parola all’esperto

Insomma, dati alla mano è inconfutabile che l’allarme nel contesto dell’alimentazione e della sostenibilità alimentare, per quanto silenzioso, stia cominciando a farsi sentire. Se non siete ancora convinti, vi invitiamo a dare un’occhiata alle parole di Claudio Tiribelli, epatologo e direttore scientifico della Fondazione Italiana Fegato, recentemente intervenuto a margine del workshop “Scienza e alimentazione sostenibile – Come gli strumenti scientifici possono aiutare le questioni legate all’alimentazione e alla biodiversità per il pianeta e la salute dei suoi abitanti” tenutosi negli scorsi giorni in quel di Trieste.
Analizziamo prima la chiave della sostenibilità, bella parola piena di vento sovente sbandierata dall’industria del cibo come un vincente poker d’assi. Un elemento che “incide sulla salute perché può darci cibi più ‘credibili’ per far sì che il nostro corpo rimanga sano” spiega Tiribelli. “Il problema oltre la qualità, è la quantità: mangiamo di più di quanto consumiamo. Il peso è come il conto in banca: se guadagno 10 e spendo 11 divento povero, se guadagno 10 e spendo 9 divento ricco. L’obeso guadagna 10 e spende 2. Dobbiamo cercare di far sì che lui aumenti le sue spese”.
Non tutti i “guadagni”, però, sono uguali tra loro: “È evidente che se il guadagno di 10 invece di essere fatto di junk food o di bibite gassate” continua ancora Tiribelli “è fatto da una spremuta di arance coltivate in maniera propria va molto meglio”.
E la questione problemi al fegato? “Adesso sempre di più stiamo vedendo ragazzi con patologie” ha dichiarato l’epatologo. “Un uomo di 70 anni con steatosi del fegato non morirà di cancro al fegato ma di malattia cardiovascolare, ma un bambino di 11 anni, che ha la steatosi adesso, ha enormi possibilità di essere uno dei candidati di trapianto a 20 anni per una malattia severa. Cominciamo a dar da mangiare meglio ai ragazzi e non portarli in macchina a scuola”.