Problemi nel settore degli allevamenti italiani: Assocarni e Uniceb, infatti, hanno lanciato l’allarme sia per quanto riguarda il rincaro di materie prime come mais e soia, usate nell’alimentazione degli animali da allevamento, sia il fatto che la categoria viene pagata dai supermercati come 30 anni fa.
Per questo motivo, le due associazioni hanno deciso di inviare una lettera a Ancd, Coop Italia e Federdistribuzione, per chiedere che venga organizzato un tavolo di confronto con la GDO in modo da riflettere sulla situazione attuale del settore zootecnico nostrano.
Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni, ha spiegato che si è arrivato a un punto di non ritorno. È impensabile accettare che, oggi, il valore di un animale di qualità eccellente come quello prodotto in Italia abbia esattamente lo stesso valore pagato trent’anni fa. Per contro, sugli scaffali i prodotti hanno subito l’influenza dell’inflazione di questi trent’anni, andando di pari passo con gli aumenti di tutti gli altri prodotti alimentari.
Se la situazione rimarrà invariata, gli allevatori non potranno far altro che smettere di lavorare e questo sarebbe un disastro: le eccellenze alimentari italiane rischierebbero di scomparire. Inoltre aumenterebbe la dipendenza dall’estero, senza considerare che molti territori dell’Italia verrebbero abbandonati con il rischio conseguente di degrado idrogeologico e desertificazione, facendo scomparire intere comunità.
E tutto ciò, fra l’altro, arriva in un anno nel quale gli allevamenti italiani hanno registrato perdite per un valore di 1,7 miliardi di euro.