Allevamenti: uso degli antibiotici in aumento dell’8% entro il 2030

Ma come, non doveva diminuire l'uso degli antibiotici negli allevamenti? Beh, le previsioni parlano di un aumento dell'8% del loro utilizzo entro il 2030.

Allevamenti: uso degli antibiotici in aumento dell’8% entro il 2030

Ok, la nostra espressione quando abbiamo letto la notizia è stata paragonabile a quella di questi struzzi (sì, anche in Italia qua e là si trovano pure allevamenti di struzzi). Ma come, non stavamo facendo di tutto per ridurre l’uso degli antibiotici negli allevamenti e per combattere l’antibiotico-resistenza, implementando regole, divieti di utilizzo di questo o quell’antibiotico non solo negli animali d’allevamento, ma anche negli animali da compagnia, la REV e via dicendo? Beh, pare che le cose non vadano proprio per il verso giusto: si stima che l’uso degli antibiotici negli allevamenti tenderà ad aumentare dell’8% entro il 2030 (a inizio anno l’FDA aveva parlato di un 7% di aumento).

Allevamenti: non cala l’uso degli antibiotici

allevamenti bovini

I dati provengono dalle stime elaborate dai ricercatori del Politecnico Federale di Zurigo e sono relativi agli anni dal 2020 al 2030. Nonostante leggi, appelli e svariati proclami, ecco che l’uso degli antibiotici negli animali d’allevamento sale di continuo anziché diminuire.

Lo studio pubblicato su PloS Global Public Health ha considerato due tipi di dati: quelli relativi all’uso di antibiotici dal 2016 secondo quanto dichiarato dalla World Organization for Animal Health (WOAH) e quelli sul numero totale di bovini, suini, ovini e avicoli riportato dalla FAO.

Mettendo in rapporto i dati (valutati a seconda del paese) si è visto che nel 2020 nel mondo sono state usate qualcosa come 99.500 tonnellate di antibiotici per gli animali, valore che supererà le 107mila tonnellate nel 2030 se non cambieremo subito rotta.

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Dallo studio è emerso che è la Cina il paese che usa di più antibiotici negli allevamenti, con più di 37mila tonnellate (anche se bisogna ammettere che il tasso di crescita qui è inferiore rispetto ad altri paesi, attestandosi su un +1%). A seguire ci sono Brasile, India, Stati Uniti e Australia.

Parlando di continenti, è l’Asia quello dove se ne usano di più, ma pare che in Africa, Oceania e Sud America il loro uso sarà in crescita. E in Europa? Beh, in totale non è fra i consumatori più grandi di antibiotici per quanto riguarda l’uso negli allevamenti. Tuttavia ci sono tre zone che riescono, da sole, ad andare alla pari con le zone extraeuropee che utilizzano troppi antibiotici, come la Cina orientale, il Vietnam, l’India meridionale e l’isola di Giava.

Queste tre zone che abusano di antibiotici negli allevamenti sono:

Ma è proprio tutto così negativo? Se si va a vedere, qualche paese che sta riducendo l’uso c’è. Curiosamente fra di essi c’è la Cina: è vero che qui se ne usano di più che altrove, ma effettivamente rispetto al 2016 ha ridotto di parecchio il loro utilizzo. Pensate che in Cina nel 2016 si sono consumate 92mila tonnellate di antibiotici, mentre adesso siamo a 37mila.

Lo studio ha analizzato anche quali siano i tipi di antibiotici più usati: pare che siano le tetracicline. E ha anche svelato un trucchetto messo in atto da alcuni paesi per risultare più virtuosi. In pratica non inseriscono nei conteggi degli antibiotici quelli ionofori, mettendoli nelle categorie di farmaci generici. In questo modo ecco che possono far vedere che usano meno antibiotici.

Un esempio? L’uso di antibiotici nei polli. La Gran Bretagna dal 2013 al 2017 sembrava aver diminuito drasticamente l’uso di antibiotici, passando da 94 a 14 tonnellate l’anno. Solo che, contemporaneamente, ha aumentato l’uso degli ionofori da 209 a 281 tonnellate. Non dichiarando più gli ionofori fra gli antibiotici, ecco che il numero di questi ultimi è magicamente calato.

Per quanto riguarda gli allevamenti di bovini, nel 2020 la situazione è peggiorata: sono aumentati gli allevamenti in Brasile, Australia, India e Pakistan e, di conseguenza, si è impennato l’uso di antibiotici.