Baccalà: curo il mio vizio facendolo alla catalana, e voi?

Baccalà: curo la mia ossessione facendolo in insalata, che in Liguria si chiama alla catalana. Vi spiego come fare

Baccalà: curo il mio vizio facendolo alla catalana, e voi?

Io non so se capita anche a voi, ma a me vengono i trip.

I trip nel senso che ci sono periodi della vita in cui vado in fissa con un cibo, con un prodotto e mangerei solo quello. E di fatto non dico che mangio solo quello, ma, insomma, lo mangio spessissimo.

Dunque volevo condividere il fatto che in questi giorni sono in trip da baccalà, baccalà nel senso italiano della parola.

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Perché la minuscola premessa che ci vuole è che baccalà e stoccafisso sono entrambi merluzzo conservato, ma lo stoccafisso è mantenuto per essiccazione mentre il baccalà per salagione; con la non banale avvertenza, però, che in Veneto –in cui viene parecchio consumato– lo stoccafisso viene chiamato baccalà.

Cioè si chiama baccalà il merluzzo essiccato (non c’è da stupirsi se siamo un paese ingovernabile).

Dunque da qualche mese al mercato sotto casa, almeno una volta la settimana mi compro il baccalà.

La signora ha la bontà di venderlo già parzialmente lavato: cioè già ammollo da 24/48 per togliergli il sale. Così mi prendo un filetto da mezzo chilo, lo porto a casa e per uno, due giorni lo tengo in frigo nella parte bassa con l’accortezza –lo sapete– di cambiare l’acqua una, due volte al dì.

Poi, al secondo giorno, lo prendo, lo metto in acqua fredda, lo porto a ebollizione e lo tiro via. Lo lascio intiepidire e semplicemente lo metto in una insalatiera con olive, olio, magari i pomodori quando è stagione (lo ammetto: adesso mi compro qualche datterino di serra), un po’ d’aglio e stop.

Al mare da me, in Liguria, questa insalata si chiama “catalana” (ci sta magari un po’ di cipolla, qualche patata lessa, un po’ di peperone, un po’ di sedano, quel che si ha in casa) ed è la ricetta più semplice del mondo, ci vuole un quarto d’ora per farla, giusto il tempo di portare a ebollizione l’acqua.

Ed è squisita.

La mangio così spesso che a un certo punto ho chiesto a una nutrizionista se c’è qualche problema a mangiare il baccalà con grande frequenza: quella m’ha guardato come fossi matto ma non me lo ha proibito.

Ho tirato un sospiro di sollievo: non c’è niente di meglio d’essere schiavi d’un vizio senza controindicazioni.