Bud Light: continuano i guai, l’azienda costretta a ricomprare la birra invenduta

Proseguono imperterriti i guai per la Bud Light: l'azienda ora è costretta ad aiutare i grossisti promettendo loro di ricomprare la birra invenduta nei magazzini una volta superata la data di scadenza

Bud Light: continuano i guai, l’azienda costretta a ricomprare la birra invenduta

Non pensavate mica che i guai per Bud Light fossero finiti qui, vero? Secondo quanto riferito anche dal Wall Street Journal, ecco che Bud Light ha promesso ai grossisti che avrebbe ricomprato la birra invenduta che sta ora prendendo polvere nei magazzini una volta superata la data di scadenza.

Bud Light ricompra la birra dai grossisti

Birra Bud Light

La storia ormai dovreste conoscerla tutta. A marzo Bud Light aveva pensato che fosse una buona idea far pubblicizzare all’attivista transgender Dylan Mulvaney la sua birra, inviando all’influencer una confezione di Bud Light con il suo volto sopra, in modo da celebrare un anno di “fanciullezza” (è bene ribadire che la suddetta lattina non è disponibile in commercio, ma era una lattina commemorativa realizzata solo per Mulvaney). La cosa non era piaciuta ai bevitori americani, soprattutto quelli della destra ultra conservatrice.

Ed ecco che era partita una campagna di boicottaggio, con la gente che non solo si rifiuta di comprare la Bud Light, ma che ha anche paura di farsi vedere in giro con una lattina di Bud Light in mano per timore di essere insultati o presi in giro. Inutile dire che questo ha causato un crollo nelle vendite della suddetta birra, con il titolo in Borsa che è sceso in picchiata.

Mentre gli analisti sostengono che Bud Light potrebbe non riprendersi più da un colpo del genere, ecco che la società madre Anheuser-Busch sta cercando di riparare ai danni subiti. Dopo aver mandato via i creatori di questa controversa campagna pubblicitaria, all’inizio avevano iniziato a regalare casse di birra a grossisti e fornitori.

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Ma questo non è bastato ed ecco che adesso ha annunciato ai grossisti che avrebbe riacquistato le casse di birra invendute una volta superata la data di scadenza. Mentre si attende una replica o un commento più dettagliato da parte di Anheuser-Busch, ecco che il Wall Street Journal ha fatto sapere che l’azienda lavbora con 385 distributori indipendenti e grossisti in tutto il paese.

Molte di loro sono aziende a conduzione famigliare che per generazioni hanno lavorato con i prodotti della Anheuser-Busch. Alcuni di loro guidano anche camion con il logo di Bud Light e hanno riferito di essersi trovati di fronte a persone assai arrabbiate per strada, nei negozi e nei bar, proprio a causa della campagna pubblicitaria in questione.

Pensate che nella settimana del 6 maggio le vendite della Bud Light negli Stati Uniti sono crollate del 23,6%, quasi un quarto. Sarà finita qui? Non pensiamo proprio: i bevitori di birra americani non la faranno passare liscia e già adesso si sono riversati in massa sulle marche rivali. Anche se c’è da dire che non hanno gradito neanche la campagna della Miller Lite. Mai contenti, insomma.