Buoni pasto negati ai dipendenti in smart working: succede a L’Aquila

A L'Aquila i dipendenti del Comune che lavorano in smart working non hanno diritto ai buoni pasto, lo stabilisce una circolare. Ma lavoratori e sindacati insorgono.

Buoni pasto negati ai dipendenti in smart working: succede a L’Aquila

A L’Aquila niente buoni pasto ai dipendenti in smart working. E i lavoratori e i sindacati sono insorti. Lucio Luzzetti, segretario generale, ha diramato una circolare nella quale spiegava che i dipendenti costretti allo smart working a causa delle ordinanze restrittive del Coronaviru, non avevano diritto ai buoni pasto.

Apriti cielo: la Uil Fpl ha fatto subito sapere che si trattava di una disposizione “inaccettabile”. Antonio Ginnetti, segretario provinciale, ha subito ribattuto con una lettera nella quale spiegava che tale decisione era inspiegabile, soprattutto per quanto sostiene la legge n. 81/2017, la quale stabilisce che il lavoratore che deve svolgere la sua attività in modalità di lavoro agile ha diritto al medesimo trattamento economico e normativo dei lavoratori che svolgono le stesse mansioni dentro all’azienda (ok, ha senso, ma è logico fornire dei buoni pasti che sono sostitutivi al servizio mensa quando si può mangiare a casa?).

Secondo Ginnetti, i buoni pasto, essendo un sistema alternativo al servizio mensa, non è derogabile. E questo anche perché manca un accordo sindacale. Polemiche anche per le ferie forzate: secondo il sindacalista, anche nell’ottica delle esisenze amministrative, i dipendenti possono essere messi in ferie forzate solo dopo accordi singoli. Secondo Ginnetti le ferie hanno lo scopo di garantire il recupero psicofisico, ma farle adesso non vuol solo dire non riposarsi, ma non poterne neanche più beneficiare in seguito.