Buoni pasto, Roma si affida a una ditta francese: “Persi 500 mila euro di ticket”

Caos buoni pasto per il Coronavirus a Roma: Virginia Raggi affida il servizio a una ditta francese senza gara di appalto, ma vengono persi 500mila euro di ticket.

Buoni pasto, Roma si affida a una ditta francese: “Persi 500 mila euro di ticket”

La consegna dei buoni pasto a Roma sta sollevando non poche polemiche: Virginia Raggi si è affidata a una ditta francese senza gara d’appalto e in questo modo sono stati persi 500mila euro di ticket. Stiamo parlando dei buoni pasto che il Governo ha stanziato per le famiglie in difficoltà economica a causa dell’emergenza Coronavirus.

In pratica a Roma, senza che fosse indetta nessuna gara d’appalto, è stato affidato il servizio di buoni pasto a un’azienda francese per 10 milioni di euro, per un valore di mezzo milione di buoni pasti in meno rispetto a un’azienda italiana che era in trattativa per il medesimo motivo. E’ stata l’azienda italiana a denunciare la cosa e ora la Corte dei Corti sta indagando per capire cosa sia successo.

Dopo che il Governo ha stanziato 400 milioni di euro per aiutare le famiglie in difficoltà, ecco che il Comune di Roma ha deciso che il sistema migliore per distribuire questi fondi alla popolazione fosse quello di usare i buoni pasto. L’amministrazione Raggi ha così interpellato la società Repas, la quale aveva vinto una gara di appalto Consip per gestire i buoni pasto della pubblica amministrazione. Repas aveva offerto al Comune uno sconto del 10%.

Fin qui tutto regolare, solo che è a questo punto che si inserisce nella trattativa l’azienda francese Edenred, anche lei attiva nel settore della fornitura dei buoni pasto. L’azienda francese ha offerto al Comune uno sconto del 20% e la Repas si è dovuta adeguare, offrendo anche lei lo sconto del 20%.

E indovinate chi ha scelto il Campidoglio? La ditta francese perché, secondo quanto spiegato da Virginia Raggi durante la trasmissione di Barbara D’Urso, l’azienda francese aveva anche messo sul piatto un’app che permetteva di gestire più velocemente la distribuzione dei buoni pasto.

Cosa bellissima, se non fosse che molte delle persone che avevano bisogno di quei buoni pasto non avevano cellulari o tablet per poter utilizzare l’applicazione in quanto anziani, poco digitalizzate o in condizioni economiche tali da non potersi permettere questi device. Risultato? Il Comune ha dovuto mettere una pezza alla situazione chiedendo alle edicole di consegnare e raccogliere i moduli cartacei per la richiesta, con i Vigili destinati a consegnare a casa i buoni pasto

I buoni pasto variano da 300 a 500 euro a famiglia: a fronte di 50mila richieste arrivate, 4.700 sono state erogate tramite app e 5.100 con la controparte cartacea. Ma non è finita qui, perché la Repas ha voluto indagare ulteriormente, non convinta di quanto fosse accaduto.

Dopo aver esaminato gli atti del Comune, ha deciso di procedere con una diffida ufficiale. Secondo la Repas, infatti, loro offrivano buoni pasto per un valore di 12,5 milioni di euro e, con lo sconto del 20%, avrebbero chiesto al Comune 10 milioni di euro. L’azienda francese, invece, offriva buoni pasto per 10 milioni di euro con sconto del 20%, arrivando così a 12 milioni. Che tradotto vuol dire che la Repas aveva preventivato di fornire 500mila euro di buoni pasto in più rispetto alla ditta francese.

Adesso tocca alla Corte dei Conti indagare per capire se ci sia stato un danno erariale o se si tratti di un caso di errata ottimizzazione delle risorse.