Burro, il prezzo è aumentato del 101% in appena cinque mesi

Da gennaio 2022 a maggio il prezzo del burro ha subito un rincaro in tripla cifra: +101,2%.

Burro, il prezzo è aumentato del 101% in appena cinque mesi

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare degli aumenti (e degli occasionali cali) del prezzo del grano – e con buona ragione, per carità. Nel frattempo, però, c’è un altro bene alimentare che quatto quatto ha continuato a gonfiare il proprio valore fino a raggiungere un incremento a tripla cifra in appena una manciata di mesi: il burro. Stando alle quotazioni all’ingrosso, infatti, si è passati dai 3.41 euro al kilo di gennaio 2022 ai 6.86 di maggio, con un incredibile rincaro del 101.2%.

burro

Sarebbe facile e fin troppo comodo puntare il dito contro una singola causa scatenante (come potrebbe essere la guerra in corso), ma di fatto le ragioni della crisi in questione stanno all’origine della filiera con il costo di materie prime, metalli, energie e fertilizzanti più che triplicato (anche se va detto che, nel caso dei fertilizzanti, potremmo assistere nei prossimi giorni a un abbassamento dei prezzi). Aumenti che finora sono stati di fatto assorbiti dalle industrie in modo che non ricadessero sulla grande distribuzione e, in secondo momento, sul consumatore finale: un sacrificio che tuttavia non poteva reggere all’infinito (pena la chiusura delle aziende, che d’altronde se non si guadagna non si lavora e viceversa) e che, prima o poi, era destinato a riversarsi sul mercato. In tutto questo occorre anche considerare il costo dei mangimi (questi sì, importati dall’Ucraina) e i rincari ai costi di traposto, logistica e confezionamento; che di fatto hanno fatto lievitare il costo al produttore per un chilo di burro a 7 euro – che, tradotto per il consumo, significa 10 euro al chilo per i cittadini.

“È ancora un momento molto travagliato” ha spiegato a tal proposito Giuseppe De Paoli, presidente dell’azienda Burro De Paoli, che di fatto fornisce circa un terzo di tutto il burro prodotto in Italia. “Stiamo veramente soffrendo terribilmente perché non ci vengono riconosciuti in maniera adeguata tutti i costi che stiamo subendo per la trasformazione del prodotto. Noi siamo manufatturieri, compriamo le materie prime, le trasformiamo e le vendiamo alla grande distribuzione”.