Carne, parte la raccolta firme con l’approvazione Ue “contro l’era dei macelli”

Parte il 5 giugno l'Iniziativa dei cittadini europei contro i macelli: una raccolta firme con l'approvazione della Ue per togliere all'industria della carne il favore delle istituzioni.

Carne, parte la raccolta firme con l’approvazione Ue “contro l’era dei macelli”

Domenica 5 giugno parte la raccolta di firme End The Slaughter Age, ovvero “contro l’era dei macelli“: una raccolta che è più di una semplice petizione, perché è un vero e proprio istituto giuridico dell’Ue, che ad aprile ha approvato l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE).

Lo scopo è spingere le istituzioni europee a finanziare di meno o per niente gli allevamenti e in generale l’industria zootecnica, per destinare i soldi della PAC (i sussidi della Politica Agricola Comune) verso forme più etiche e sostenibili di produzione di proteine alimentari, come la coltivazione delle cellule o i cibi plant-based.

La data di domenica 5 giugno è stata scelta dal comitato organizzatore perché coincide con il National Animal Rights Day, una giornata dedicata alla sensibilizzazione sui diritti degli animali.

End The Slaughter Age è una organizzazione internazionale cui capo c’è l’attivista italiano Nicolas Micheletti: lo scopo è raccogliere almeno 1 milione di firme da sette stati membri dell’Unione Europea entro un anno, è questo infatti il minimo necessario perché la Commissione europea sia obbligata ad agire, portando avanti l’iniziativa in sede legislativa, oppure rifiutandola ma con adeguate motivazioni.

L’Unione europea con il Green new deal e la strategia Farm to fork che ne fa parte si è già dimostrata aperta verso alimentazioni alternative ai prodotti di origine animale: e con una certa ragione. Il rapporto “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021” messo a punto dalle organizzazioni Friends of the Earth International” (FOEI) ed Heinrich Böll Stiftung ha rilevato che venti grandi aziende produttrici di carne provocano più emissioni di CO2 e metano di grandi Paesi industrializzati, come la Germania e la Francia. Le cinque più grandi aziende zootecniche emettono invece quanto una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo.