Al banco degli imputati figurano uno Château di Bordeaux e un calciatore del Chelsea. Insomma, pare quasi una barzelletta: sulla scrivania del giudice, però, si sta tenendo un braccio di ferro legale. L’oggetto della contesa? Un’assonanza troppo assonanza, e la paura di confusione.
Dicevamo: in un angolo c’è Château Palmer. Nell’altro Cole Palmer, numero 10 dei Blues di Londra e giovane stella della nazionale di calcio d’Oltremanica. Non è certo necessario essere avvocati – e nemmeno poeti – per indovinare l’inghippo, no? Soprattutto dal momento che il nostro footballer ha di recente presentato domanda di registrazione del marchio per il suo soprannome, Cold Palmer, con l’intenzione di lanciare una serie di prodotti. Ed è subito braccio di ferro, per l’appunto.
La mano alzata dello Château e l’opinione dei colleghi
La questione è piuttosto semplice, dicevamo. Il giocatore del Chelsea vuole che il marchio gli permetta di commercializzare vino e altre bevande utilizzando il nome Cold Palmer, richiedendo la protezione legale per il suo utilizzo su: “bevande alcoliche; bevande alcoliche alla frutta; vini; liquori, distillati; bevande energetiche alcoliche; bevande a basso contenuto alcolico”. L’omonimo (o quasi) Château ha paura che un consumatore distratto possa scambiare Roma per toma.
Vale la pena notare che la domanda di registrazione del marchio in questione potrebbe anche “includere vini conformi al disciplinare della DOP Champagne”. Eppure, la Maison Palmer & Co., che come i colleghi di cui sopra potrebbe aver da ridire, ha confidato a The Drinks Business di “non essere in alcun modo coinvolti in questa vicenda”.
In altre parole, Palmer & Co. non considera Cold Palmer una minaccia per la propria attività – e ci scuserete lo scioglilingua. La Maison, è bene sottolinearlo, vanta affari a gonfie vele: nel 2023 ha fatto registrare un trend di crescita di oltre il 10% all’anno in termini di volume. Che sarà mai il vino di un calciatore? Competerà con quello firmato da Messi, piuttosto.