Cereali, l’Italia ne importa sempre di più: +6,4 su base annua

Nei primi quattro mesi del 2022 l'Italia ha aumentato sensibilmente (+6,4% su base annua) le proprie importazioni di cereali.

Cereali, l’Italia ne importa sempre di più: +6,4 su base annua

L’Italia ha aumentato considerevolmente le proprie importazioni di cereali: stando ai dati provvisori diffusi dall’Istat, infatti, nel corso dei primi quattro mesi dell’anno corrente l’import di questa tipologia di beni alimentari è aumentato di un volume complessivo di 431 mila tonnellate – in rialzo del 6,4% su base annua. Si segnala, in particolare, un notevole aumento dell’import totale dei cerali in granella, cresciuto del 7,5% rispetto all’anno precedente – un rincaro dovuto soprattutto all’incremento di 274 mila tonnellate del grano tenero; del riso, che di fatto fa registrare un incremento del 58% rispetto al 2021, del mais, in crescita di 260 mila tonnellate, e dell’orzo, di appena 91 mila.

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Calano notevolmente, invece, gli arrivi dall’estero di grano duro, che di fatto s’inabissano del 43% su base annua, e dei semi oleosi, di cui sono state importante 39 mila tonnellate in meno. Si registrano invece ancora aumenti per l’import dei mangimi a base cereali (+11.000 tonnellate), dei prodotti trasformati (+79.000 tonnellate) e delle farine proteiche vegetali (+14.000 tonnellate).

Passando al capitolo export, sempre facendo riferimento al primo quadrimestre del 2022, l’Italia ha messo a segno un rialzo del 18,6% in volume, trainato soprattutto dai cereali in granella – 176.000 tonnellate complessive, di cui 171.800 tonnellate di grano duro. Bene anche per quanto riguarda le esportazioni di pasta alimentare (+31.400 tonnellate), di farina di grano tenero (+27.500 tonnellate), di prodotti trasformati (+23.000 tonnellate): ne complesso, i movimenti valutare dell’import/export del settore cerealicolo hanno comportato un esborso di valuta pari a 2,92 miliardi di Euro e introiti pari a 1,88 miliardi di Euro – risultando di fatto in un saldo valutario netto in perdita di 1,044 miliardi di Euro. Rimarrà da vedere, in questo contesto, quali saranno le conseguenze dei numerosi tagli produttivi determinati dalla siccità.