Cheese 2019: in calo il settore lattiero-caseario, resistono i marchi d’origine

I dati rivelati a Cheese 2019 parlano chiaro: il settore lattiero-caseario in generale è in calo, mentre resistono i marchi d'origine DOP-IGP.

Cheese 2019: in calo il settore lattiero-caseario, resistono i marchi d’origine

In occasione di Cheese 2019, sono stati rivelati alcuni dati Ismea: è in calo il settore lattiero-caseario, ma resistono i marchi d’origine. Fino a lunedì 23 settembre a Bra si terrà la nuova edizione di Cheese, con 400 produttori da tutta Italia e dall’estero. I dati parlano chiaro: il settore è in crisi, ma i prodotti DOP-IGP continuano ad essere molto apprezzati.

Nonostante il settore lattiero-caseario sia uno dei più importanti per quanto riguarda il sistema agroalimentare nazionale (il fatturato si aggira sui 16,3 miliardi di euro e rappresenta il 12% nell’ambito industriale), i dati dell’Ismea indicano un trend in flessione negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda i consumi delle famiglie italiane.

La spesa delle famiglie italiane per quanto riguarda i consumi domestici di latte e derivati è diminuita nel corso dell’ultimo quinquennio, con un -4% fra il 2014 e il 2018. Nel 2018, poi, il calo dei consumi è stato del -1,3% rispetto al 2017. Queste percentuali confermano che il settore lattiero-caseario è uno dei settori dell’agroalimentare più critici.

La filiera risente particolarmente della contrazione dei consumi dei formaggi (-1,9% in volume e -1,2% in valore fra il 2017 e il 2018), a volte vittime di attacchi premeditati. Tuttavia in questa sorta di calo generale, c’è una nota positiva: i formaggi DOP-IGP continuano ad essere molto amati. Sono i prodotti più “indifferenziati” come formaggi spalmabili, mozzarella vaccina e latte UHT standard a causare questo trend negativo. Molto probabilmente i consumatori sono più attenti al discorso della salute e del benessere, preferendo prodotti che abbiano legami con il territorio di origine e pensando anche alla responsabilità verso il pianeta.

Slow Food (organizzatrice di Cheese 2019), d’altra parte, lo sostiene da anni: il formaggio è un alimento per cui sarebbe meglio effettuare un consumo programmato, quindi perché accontentarsi di proposte qualsiasi? Ecco spiegato perché scendono gli acquisti di prodotti che non sono identificati col territorio. Il concetto è: meglio poco, ma buono.

Questi formaggi, poi, tendono ad avere un mercato a se stante, spesso parallelo a quello della grande distribuzione. Questa tipologia di formaggi solitamente viene venduta direttamente nei caseifici, nei mercati contadini, presso i piccoli negozietti, nelle osterie o anche tramite e-commerce.