Chef Cristina Bowerman: precari protestano davanti al suo ristorante, “Basta paghe da fame”

I precari hanno deciso di protestare davanti al ristorante di chef Cristina Bowerman: dicono basta alle paghe da fame nel settore della ristorazione.

Chef Cristina Bowerman: precari protestano davanti al suo ristorante, “Basta paghe da fame”

Poco prima del 1 maggio, i precari hanno scelto il ristorante di chef Cristina Bowerman per protestare contro le paghe da fame che vengono date nel settore della ristorazione.

Più precisamente è stato il sindacato Clap a organizzare una protesta nel quartiere di Trastevere, a Roma. In realtà la protesta non è stata organizzata contro la chef: semplicemente un gruppetto di 30 manifestanti si è fermato anche davanti al suo ristorante.

Il sindacato, infatti, ha spiegato che il settore della ristorazione è uno di quelli più vessati dai problemi che affliggono il mondo del lavoro. Il fatto è che nella ristorazione problematiche come il precariato, l’assenza di contratti, diritti e tutele sono all’ordine del giorno. Eppure tutti sostengono che sono i giovani a non voler lavorare, fare la gavetta e spaccarsi la schiena, magari osando pretendere anche soldi e non solo riconoscenza, come accade anche in qualche ristorante stellato Michelin.

Ed è a questo punto che il corteo si è rivolto indicando il ristorante della Bowerman. Ovviamente il discorso riguarda le esternazioni degli ultimi giorni di alcuni chef che lamentano la mancanza del personale sostenendo che i giovani non hanno voglia di lavorare e che, portatemi i sali, osano anche chiedere un compenso per lavorare (il tutto è stato scatenato dalle parole di Alessandro Borghese).

Solo che i giovani, proprio in prossimità della Festa dei Lavoratori, hanno deciso di rispedire al mittente quelle accuse: non è che i giovani non hanno voglia di lavora, è che non vogliono lavorare per salari che non siano dignitosi.

Emanuele De Luca, delegato della Clap, ha spiegato che le paghe del mondo della ristorazione sono misere: non ci sono né diritti né tutele. I lavoratori di questo settore non ne possono più di lavorare in nero, dei fuori busta, di non avere diritto né alle ferie né alla malattia. Per questo motivo hanno deciso di organizzarsi per dire che vogliono il salario minimo per tutti: i salari vanno alzati, mentre lo sfruttamento va abbassato.