Alessandro Borghese accende il dibattito: “Lavorare non significa per forza essere pagati”

Alessandro Borghese ha fatto infiammare i social: la sua intervista a suon di "Lavorare per essere pagati" non è piaciuta al web.

Alessandro Borghese accende il dibattito: “Lavorare non significa per forza essere pagati”

Alessandro Borghese ci ha messo veramente poco per accendere il dibattito sul web: la sua affermazione “Lavorare non significa per forza essere pagati” ha letteralmente scatenato l’indignazione dei social.

Tutto nasce quando Alessandro Borghese e altri chef hanno rilasciato un’intervista al Corriere della Sera parlando di una delle questioni più spinose che attanagliano al momento il settore della ristorazione: la ricerca di nuovi collaboratori.

Come molti altri chef, stellati o meno, anche Alessandro Borghese ha spiegato di faticare a trovare nuovi collaboratori. A causa della pandemia, infatti, molte persone, sia nell’ambito della ristorazione che in altri, si sono dovuti reinventare e hanno trovato altri lavori. In molti, poi, hanno riscoperto che passare più tempo in famiglia o avere più tempo per sé non è poi un così grave peccato mortale ed ecco che, anche con la ripartenza dei ristoranti, semplicemente molti chef, camerieri e barman hanno orientato le loro scelte lavorative verso altri ambiti.

Alessandro Borghese chef

Il problema, però, è che così nei ristoranti manca il personale. Nell’intervista rilasciata al Corriere, Borghese ha raccontato la sua ultima esperienza: una delle scorse sere, diversi membri della sua brigata hanno dato forfait all’ultimo e gli altri non si sono dichiarati disposti a sostituirli. E così in cucina, per portare a termine il servizio, sono rimasti solamente lui e il suo braccio destro.

Secondo Alessandro Borghese, i ragazzi di oggi “hanno capito che stare in cucina o in sala non è vivere dentro a un set” e che bisogna essere devoti al lavoro, anche facendo qualche sacrificio. Ha poi ricordato di quando lui ha fatto la gavetta, saltando feste di compleanno e uscite con gli amici perché, parole sue, se “vuoi diventare Alessandro Borghese devi lavorare sodo, a me nessuno ha regalato nulla. Mi sono spaccato la sciena, io, per questo lavoro che è fatto di sacrifici e abnegazione”.

E già questo sarebbe bastato per sollevare polemiche. Solo che, poi, sono arrivate le parole che hanno letteralmente fatto incendiare social come Twitter. Sempre secondo lo chef, i giovani adesso “preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici. E quando decidono di provarci lo fanno con l’arroganza di chi si sente arrivato. E la pretesa di ricevere compensi importanti. Da subito”. E poi la stoccata finale: “Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati”.

Ok, a questo punto Twitter ha lanciato l’allarme antincendio: il popolo social ha levato proteste indignate. E non tutte sbagliate. Perché la questione è complessa, non è tutto bianco o nero, in mezzo c’è tutta una gamma di grigi per cui in realtà ambo le parti hanno torto e ragione contemporaneamente.

alessandro borghese

Alessandro Borghese non è certo il primo a lanciare un allarme simile. C’è chi sostiene che sia tutta colpa del reddito di cittadinanza, come Vincenzo De Luca che lamentava la mancanza di camerieri in Campania o come chef Federico Palestini che sosteneva che con il reddito di cittadinanza i giovani non vogliono lavorare nel weekend (ma questo lo diceva nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, il che vuol dire che il problema nasce a monte e che è stato solamente esacerbato dal Covid-19).

La stessa FIPE durante il Sigep 2022 di Rimini, tenutosi a marzo, aveva spiegato che nel settore della ristorazione mancano 200mila addetti.

Dunque perché questa volta le parole di Borghese hanno fatto storcere così tanti nasi? Beh, un po’ per via della sua popolarità, un po’ forse anche per la sua storia e il modo in cui ha posto la questione. Alcuni utenti, infatti, non hanno potuto fare a meno di fargli notare che, ok avrà fatto la gavetta (sulle navi da crociera, eh), i sacrifici e tutto il resto, ma è indubbio che rimane pur sempre il figlio dell’attrice Barbara Bouchet e di un imprenditore, quindi, magari, anche solo a livello economico è possibile ipotizzare che abbia dovuto penare un po’ meno rispetto ad altri. D’altra parte, il fatto che si sia diplomato al prestigioso American Overseas School of Rome, con rette da 10-25mila euro, non è forse per tutti.

Altri, invece, si concentrano sulla questione del “pagare per imparare”, ma anche in questo caso ci va il giusto mezzo. Se da una parte non è corretto per chi impara un lavoro e ha zero esperienze richiedere cifre da esperti, altrettanto non è corretto pretendere che per imparare uno debba lavorare gratis per “n” tempo. Che poi, sempre a dare la colpa alla categoria “giovani” in generale: non si può fare di tutta l’erba un fascio.

E ancora:

Poi ci sarebbe anche la questione del lavorare la sera e i weekend, ma anche qui è complessa la discussione: va da sé che a nessuno piace lavorare nei weekend, di sera o di notte. Non piace ai camerieri, ma di sicuro non piace neanche in altri ambiti: credete che ai medici o ai veterinari piaccia lavorare a Natale, di domenica o di notte? Che ai Carabinieri piaccia fare le ronde notturne? Che poi il discorso si amplia: ok lavorare nei weekend, ma se la paga è adeguata e poi hai dei giorni di recupero di settimana, perché no? Il problema è quando lavori continuativamente anche il weekend, senza avere giorni di stop e senza ricevere adeguate soddisfazioni economiche.

Quello che fa strano è che un personaggio così amabile e alla mano come Borghese, che ha candidamente ammesso che lui da giovane ha fatto la gavetta ed è stato sottoposto a tutto ciò (che possiamo riassumere con: turni massacranti, vita sociale zero, paghe ridicole), al posto di cercare di migliorare la situazione, trovi normale continuare a perpetrare questo atteggiamento. E non è neanche la prima volta che sostiene una cosa del genere: già a ottobre 2021 aveva dichiarato che “faticava a trovare i collaboratori e che i ragazzi non accettavano di essere sottopagati”. Dai? Non l’avrei mai detto.