Cina: ridotto l’uso della soia nei mangimi per animali per garantire la sicurezza alimentare

La Cina ha deciso di ridurre l'uso della farina di soia nei mangimi per animali in modo da garantire la sicurezza alimentare del paese. Ma deve fare anche qualcosa per quanto riguarda le importazioni di soia

Cina: ridotto l’uso della soia nei mangimi per animali per garantire la sicurezza alimentare

In Cina il ministero dell’Agricoltura ha pubblicato un piano d’azione triennale per cercare di diminuire l’uso della farina di soia nei mangimi per animali in modo da garantire la sicurezza alimentare del paese. Nel frattempo, poi, ha anche ideato un piano per provare a ridurre la sua dipendenza dall’importazione di soia.

La Cina ha un problema con la soia

Latte soia

Grazie al nuovo piano, la Cina prevede di diminuire l’apporto di farina di soia nei mangimi per animali arrivando a meno del 13% entro il 2025 (nel 2022 tale apporto era al 14,5%). Nel documento pubblicato dal ministero dell’Agricoltura e degli affari rurali, si legge che il piano permetterebbe all’industria dei mangimi di ridurre la quantità di farina di soia utilizzata, promuovendone il risparmio e riducendo anche il consumo dei cereali da foraggio. In questo modo sarebbe possibile garantire un approvvigionamento stabile e sicuro di cereali e altri importanti prodotti agricoli.

Secondo Lief Chiang, analista senior di Rabobank, il punto centrale della questione è quello di riuscire a costruire una catena di approvvigionamento più resiliente, considerando anche i rischi geopolitici del momento.

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Effettivamente in Cina la soia va per la maggiore: ne acquista più del 60% dei semi commercializzati al mondo, superando i 90 milioni di tonnellate all’anno. E tutta questa soia arriva in gran parte dagli Stati Uniti e dal Brasile.

Chiang ha spiegato che, da un lato, la Cina vuole ridurre il volume totale di soia importata, ma dall’altro lato, vuole anche diversificarne la provenienza, cercando di ridurre soprattutto la dipendenza dagli Stati Uniti (visti i rapporti fra i due paesi e la situazione di tensione attuale, si capisce bene il perché di questa decisione).

In realtà, nel corso degli ultimi anni, i produttori di mangimi ne hanno forzatamente ridotto l’uso, visto anche l’aumento dei prezzi. Per ovviare alla minor presenza di soia nei mangimi, poi, la Cina approverà entro il 2025 l’utilizzo di altre due proteine microbiche. Inoltre metterà in atto dei progetti piloti volti a sfruttare gli avanzi di cibo e le carcasse di animali per produrre mangimi (anche se la vicenda della mucca pazza ci insegna che bisogna stare attenti a cosa si dà da mangiare agli animali, soprattutto quando si tratta di farine di carne).

Infine, un altro progetto cinese vuole aumentare la produzione di foraggio di alta qualità arrivando a 98 milioni di tonnellate entro il 2025, facendo così in modo che sia il foraggio a costituire una quota maggiore nell’alimentazione dei bovini da latte e da carne.