Come Sabio De Bartoli ha innovato il vino siciliano

Sebastiano De Bartoli, era malato da tempo: i suoi fratelli ne hanno annunciato la scomparsa a soli 47 anni.

Come Sabio De Bartoli ha innovato il vino siciliano

Il mondo del vino piange la perdita di uno dei suoi protagonisti, in grado di dare una voce nuova e autentica all’enologia siciliana, pur restando fedele alla grande tradizione della sua famiglia.

Sebastiano De Bartoli ci ha lasciati il 7 giugno, dopo aver “combattuto come un guerriero contro una lunga malattia, che non ha mai scalfito la sua voglia di vivere e il suo attaccamento alla vita”, come scrivono i suoi fratelli Renato e Josephine.

Chi era Sebio De Bartoli

Nato nel 1977, figlio di un protagonista leggendario del vino a Marsala come Marco De Bartoli, è stato in grado, soprattutto dopo la scomparsa del padre nel 2011, di raccogliere un’eredità così importante, non limitandosi a mantenerla ma scrivendo nuove pagine di enologia siciliana.

Sebio, com’era conosciuto, non era però “solo” un vignaiolo ispirato: la sua ricerca passava anche dall’arte che l’ha aiutato nelle difficoltà: “la malattia mi ha dato il tempo di riflettere e mi ha portato a riscoprire il valore importante della scultura”.

Proprio pochi mesi fa una sua opera, un crocifisso in bronzo e legno che rappresenta la liberazione di Cristo dal dolore, è stata donata al Santuario di Santo Padre delle Perriere, poco fuori Marsala, dove si terranno i funerali l’11 giugno.

I vini di Sebio

Mantenere la rotta di una produzione, come quella del padre Marco, che ha rivoluzionato il concetto di Marsala poteva essere una sfida sufficiente per chiunque: non per il secondogenito della famiglia De Bartoli, che oltre a mantenere intatti tesori come Vecchio Samperi o Bukkuram, è stato in grado di trovare una sua anima tanto personale quanto in linea col blasone.

È ciò che è riuscito con Integer Grillo, in cui questo vitigno autoctono è raccontato attraverso un approccio che limita al massimo l’intervento dell’uomo, trattamenti e concimazioni, lavorando su basse rese, selezione manuale dei grappoli e fermentazione spontanea sulle bucce in anfore di terracotta aperte, un progetto che riassume il lavoro di Sebio come vignaiolo, sapendo unire grande perizia tecnica a una volontà di espressione il più naturale possibile del terroir.

La sua firma è presente anche sul Grappoli del Grillo, vino certo meno selvaggio dell’Integer ma non per questo meno complesso o identitario.

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“Un grande uomo del vino, un grande lavoratore, padre e marito amorevole, amico sincero, fratello e figlio di cui sarà impossibile non sentire la dolorosa mancanza, perchè Sebio riempiva ogni cosa, ogni luogo e ogni cuore con il suo sorriso e il suo amore per la vita”, scrivono i fratelli.