Due esperti accusano le Nazioni Unite di aver manipolato il loro studio sulla carne

Due studiosi hanno accusato le Nazioni Unite di avere manipolato il proprio lavoro, suggerendo un legame ben più debole di quello effettivo tra la riduzione del consumo di carne e l'abbassamento delle emissioni agroalimentari.

Due esperti accusano le Nazioni Unite di aver manipolato il loro studio sulla carne

Per “collo di bottiglia” si può anche intendere un fenomeno che si verifica quando le prestazioni di un dato sistema vengono trattenute dal vincolo di un singolo componente. La metafora è chiara ed evidente: si tratta di fatto della stessa funzione del collo di bottiglia reale, che limita il flusso di uscita dell’acqua. Ebbene, l’impressione, leggendo dell’accusa formulata da Paul Behrens, professore associato alla Leiden University e Matthew Hayek, assistente professore alla New York University ai danni delle Nazioni Unite, è che tra il bagaglio di informazioni e studi che indagano l’effettivo legame tra le emissioni agricole, gli allevamenti e il consumo di carne e la cassa risonante dell’opinione pubblica ci sia un filtro, un vincolo, un – per l’appunto – collo di bottiglia che lascia trapelarne solo una parte.

L’accusa di cui sopra è limpida e grave: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (o FAO per gli amici) avrebbe di fatto manipolato una ricerca condotta dai due studiosi sul legame tra il riduzione del consumo di carne e il conseguente calo delle emissioni agricole, con l’evidente obiettivo di distorcere l’efficacia di quanto emerso.

Tra lobby, ipocrisia e studi manipolati: la denuncia degli studiosi

allevamento

L’intera vicenda è stata ripresa dal The Guardian, che avrebbe di fatto visionato la lettera di Behrens e Hayek alle Nazioni Unite e poi intervistato i due esperti. I nostri lettori più attenti ricorderanno che non si tratta certo della prima volta che si parla di come gli studi sull’effettivo impatto ambientale dell’industria della carne siano stati boicottati o censurati: proprio il The Guardian, appena una manciata di mesi fa, svelò come il lungo braccio delle lobby agricole sarebbe arrivato anche a macchiare le ricerche delle stesse Nazioni Unite.

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Ma torniamo a noi, e al caso di Behrens e Hayek: la loro lettura vede la FAO abusare e distorcere il loro lavoro redigendo un documento finale contraddistinto da una serie di errori sistematici e da un uso altamente inappropriato dei dati originali. “Gli errori della FAO sono stati molteplici, eclatanti, concettuali” ha spiegato Hayek, sottolineando per di più come tutti andassero nella stessa direzione – spingere a una sottovalutazione del legame tra il consumo di carne e le emissioni agricole. “Nemmeno uno degli errori ha avuto l’effetto opposto”.

I dati parlano chiaro – l’agricoltura rappresenta il 23% delle emissioni globali di gas serra, la maggior parte delle quali sono attribuibili al bestiame; e la carne di manzo è stata a più riprese indicata come il prodotto alimentare che genera più inquinamento in assoluto.

Al Cop28 dello scorso dicembre la FAO aveva pubblicato uno studio riguardante il problema delle emissioni del bestiame, riducendo per la terza volta consecutiva la propria stima circa l’effettivo contributo di tali emissioni alla crisi climatica. Lo studio in questione comprendeva anche una ricerca condotta da Behrens in cui, a quanto pare, si sosteneva che l’abbandono dei consumi di carne non avrebbe che ridotto le emissioni agroalimentari globali di un valore compreso tra il 2 e il 5%. Qui, l’avrete intuito, si insinua la pietra dello scandalo.

Manipolazioni, errori, insabbiature

medici

“Il consenso scientifico al momento è che i cambiamenti nella dieta sono la più grande leva a nostra disposizione per ridurre le emissioni e altri danni causati dal nostro sistema alimentare” ha spiegato Behrens ai colleghi del The Guardian. “Ma la FAO ha scelto l’approccio più approssimativo e inappropriato per le sue stime, strutturandole nella maniera più utile possibile a coloro che hanno un interesse nel dimostrare il contrario”.

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Sono molti e sistematici, secondo la lettura di Behrens e Hayek, gli errori di natura strettamente metodologica della FAO. Una breve lista, stando a quanto riportato dagli stessi colleghi d’Oltremanica, comprende i seguenti: il doppio conteggio delle emissioni di carne fino al 2050, la mescolanza di diversi anni di riferimento nelle analisi e la canalizzazione di input di dati che favoriscono in modo inappropriato diete che consentono un aumento del consumo globale di carne. Allo stesso tempo vale la pena notare che lo studio presentato dalla FAO tralascia inspiegabilmente il costo opportunità derivato dalla cattura di carbonio nei terreni non coltivati.

Hayek ha per di più affermato che la FAO ha citato in modo inappropriato un rapporto di cui è coautore che misurava tutte le emissioni agroalimentari, applicandolo solo alle emissioni del bestiame. L’abbondanza di questa biblioteca di errori, capirete, suggerisce un tentativo di manipolazione ben conscio che trascende il più banale (ma comunque gravemente goffo) errore di metodo.