Prima furono le indiscrezioni intorno a un cantiere che sembrava un disco volante atterrato sul Santa Monica Boulevard di Los Angeles, poi gli aggiornamenti sui soci e chef che avrebbero accompagnato Elon Musk nella sua prima avventura nel settore della ristorazione, e finalmente è arrivato il giorno dell’inaugurazione di Tesla Diner.
Centinaia di persone si sono messe in coda per scattarsi selfie con Optimus, il robot che serviva popcorn nella terrazza sul tetto del ristorante, e per portarsi a casa le scatole di cartone a forma di Cybertruck in cui erano servite le pietanze.
Passato l’entusiasmo dell’inaugurazione però arrivato il momento delle impressioni di clienti e testate giornalistiche, e il normale servizio di Tesla Diner non ha mancato di suscitare più di qualche perplessità.
Le promesse non mantenute di Tesla Diner
È evidente che qualsiasi giudizio su Tesla Diner, per quanto obiettivo, non potrà mai essere totalmente scollegato dall’ingombrante presenza del suo creatore Elon Musk, riflettendosi inevitabilmente su di lui e, per quanto l’uomo più ricco del mondo si sia affidato a collaboratori di successo ed esperienza comprovate come lo chef Eric Greenspan e l’imprenditore della ristorazione Bill Chait, è evidente da tutte le recensioni che stanno emergendo nel web che qualcosa non sta andando come previsto.
“Musk tende a fare grandi promesse e a non mantenerle del tutto. Vale anche per un piccolo fast food”, sentenzia il Guardian, ed effettivamente molti delle attrattive presentate nel lungo periodo di promozione e lancio sembrano essere state molto ridimensionate.
A partire proprio dai camerieri robot Optimus, operativi giusto il tempo dell’evento inaugurale e poi relegati a soprammobili esposti in delle teche dopo appena un giorno di attività, così come la promessa di un servizio ultra-tecnologico infranta dai bug della app, principale colpevole delle lunghe code e relative attese.
E pure del menu c’è poco da fidarsi: le alternative vegetariane previste come insalate, hamburger vegetariani, club sandwich e avocado toast,latitano, quasi mai disponibili, così come gli hash browns fritti nel grasso di manzo e i dolci come biscotti, torte, cookies, gelati e milkshake.
Va detto che l’attenzione al pubblico vegetariano è quella che è, con alcune referenze quasi provocatoriamente carnivore come le patatine con il chili di wagyu e l’Epic Bacon, strisce di pancetta fritte servite proprio come fossero patatine di maiale: una prospettiva invitante per gli amanti del genere, ma anche loro sparite dal menu quando i social hanno evidenziato la stridente differenze tra le immagini di presentazione e il triste bacon molliccio che i clienti si vedevano effettivamente servito.
Molti tra gli avventori poi erano in cerca di un souvenir dell’esperienza, e le box di cartone a forma di Cybertruck sembravano proprio fare al caso loro: purtroppo, anche quelle sono sparite, sostituite da normali confezioni neutre per hamburger.
Come si mangia nel ristorante di Elon Musk
Il cibo in generale, per quanto abbia prezzi non esorbitanti tenendo conto che si tratta di un fast food di fascia alta a Los Angeles, non ha in genere convinto quasi nessuno: oltre ad un menu decisamente confusionario -nonostante buona parte delle referenze sia spesso assente- molti si sono lamentati di aver ricevuto piatti freddi, sconditi e insipidi, così come il wagyu nelle patatine che non pare pervenuto.
Se la cava meglio lo smash burger, ma visti gli sforzi degli ingegneri di Tesla per inventarsi una pressa specificamente per quei panini, ci pare il minimo. A riscuotere il maggior successo è il tuna melt, panino con tonno e formaggio fuso che sembra non aver richiesto l’intervento di nessuna equipe di ingegneri.
Anche la promessa di un locale aperto 24 ore su 24 non è stata, tecnicamente, mantenuta: anche se il ristorante risulta aperto tutto il giorno, da mezzanotte alle sei del mattino verrete serviti solo se vi presenterete a bordo di una Tesla, ordinando dalla app e mangiando in macchina.
Da parte sua Musk, durante una call con gli investitori di Tesla in cui ha dovuto comunicare un calo di ricavi e profitti, ritiene il suo ristorante un successone: “le hamburgerie di solito non ricevono titoli sui giornali in tutto il pianete”, ha affermato, ed effettivamente è difficile dargli torto.
Le code al Tesla diner continuano, dovute all’inefficienza del servizio o all’effettiva affluenza poco importa, e le proteste nei dintorni con cartelli che recitano “questo hamburger sa di fascismo” non sembrano importare a chi attraversa il boulevard a bordo di un Cybertruck.